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Marino: «Va alzata l'età pensionabile»

di Lina Palmerini

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10 Ottobre 2009

È il terzo incomodo, «un ingresso non autorizzato» come lui stesso si definisce. Ignazio Marino, 54 anni, chirurgo, homo novus della politica, ha di certo condizionato i suoi due competitors sui temi della laicità e dei diritti individuali che hanno fortemente connotato la sua candidatura. Tanto da oscurare altri profili del suo programma altrettanto innovativi. Il lavoro, per esempio. Tra i duellanti per la segreteria è l'unico che si pronuncia apertamente a favore del contratto unico e dell'aumento dell'età pensionabile anche per le donne. Vantaggi dell'underdog, come direbbe lui, che è cittadino americano e che votò Obama alle primarie e alle presidenziali. E mai avrebbe pensato che un giorno avrebbe gareggiato in qualcosa di vagamente simile.

Le chiedo di non parlare di lodo Alfano.

Solo un accenno. Quello che è successo è gravissimo. Mai un premier aveva "richiamato" un capo dello Stato. Spero si esca presto dal conflitto altrimenti il paese si paralizza.

Qual è l'Italia che propone agli elettori del Pd?

Quella che mette al centro la persona, i suoi diritti. Anche dal punto di vista dell'economia, del lavoro, delle protezioni. Di fronte alla crisi c'è la preoccupazione per chi è in cassa integrazione ma più forte è l'allarme per i 4 milioni lasciati senza tutele dal governo.

I precari sono il target mancato del Pd.

Credo che la risposta al problema sia il contratto unico proposto da Pietro Ichino, che infatti sostiene la mia candidatura. Le spiego. Oggi esistono vari contratti di lavoro, a tempo indeterminato e flessibili, che però creano disparità di trattamento tra lavoratori. Con la formula Ichino, chiunque entri nel mondo del lavoro ha un contratto unico che in tre anni rafforza diritti e tutele. Non avremo più lavoratori di serie A e serie B ma tutti avranno una stessa cornice contrattuale con protezioni graduali e crescenti nel tempo. Mi sembra un modo giusto per affrontare i cambiamenti. Vedo, invece, che Bersani propone strumenti del '900 mentre Franceschini tace.

Le pensioni, un tema divisivo nel Pd: lei è per l'aumento dell'età anche per le donne?

Le rispondo con un numero: 100 anni fa le donne avevano un'aspettativa di vita di 45 anni, era una generazione che non conosceva la menopausa. Oggi, nel 2009, l'aspettativa di vita è di 85 anni. Un traguardo bello ma è un cambiamento che richiede trasformazioni conseguenti nel welfare. Tra l'altro, per quanto riguarda le donne, c'è una sentenza della Corte europea che ci costringe a equiparare l'età per uomini e donne. Metto una condizione: che i risparmi siano investiti sulla cura della famiglia – ad esempio asili nido – e per dare parità di salario e carriera. Lo sa che il monte salari totale delle donne è più basso del 25% rispetto agli uomini?

Dunque età pensionabile più alta per tutti?

Il ragionamento sull'aspettativa di vita vale per tutti. Le ripeto, è un dato positivo ma richiede scelte di governo coerenti. Il bivio è: vogliamo fare come l'America dove ognuno fa per sé o vogliamo tenere il nostro sistema correggendolo? Propendo per questa seconda opzione che richiede da un lato l'aumento dell'età e dall'altro più contributi versati dai nuovi ingressi sul mercato del lavoro. E qui torno al discorso del contratto unico.

Il salario è un altro punto debole dei precari.

Sono a favore di un salario minimo stabilito per legge. Data questa garanzia uguale per tutti, credo però che le retribuzioni debbano essere legate al merito e alla produttività, meno all'anzianità come accade in Italia.

Tutto si regge con la crescita: da dove si comincia?

Dalla piccola impresa. Ho in mente il business incubator che è stato sperimentato con successo negli Usa: un fondo pubblico che metta finanziamenti per 20 milioni di euro per i 20 progetti più innovativi. In America, dove l'esperimento ha un po' di storia, sono nate 27mila aziende, 100mila posti di lavoro.

Anche lei scommette sulla green economy?

È una grande sfida. Abbiamo allontanato Carlo Rubbia che ora lavora con successo in Spagna e Germania. E in Europa il settore ha già creato 400mila nuovi posti e per il 2020 si prevede saranno necessari 2 milioni di lavoratori sulle energie rinnovabili. L'Italia ha uno dei suoi vantaggi competitivi nel sole: usiamolo! Altro che il nucleare che questo governo propone e Bersani che gli strizza l'occhio.

Come si sente tra la Cgil che tifa Bersani e la Cisl per Franceschini? Le cinghie di trasmissione resistono?

Le logiche di appartenenza scattano non solo in politica. Lo dico senza risentimento. È un difetto della società italiana che si muove per gruppi culturali oligarchici e diffida degli ingressi non autorizzati, come il mio.

10 Ottobre 2009
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