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Ricostruire all'insegna della sostenibilità

di Giovanni Leoni

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Intervista a Franco Purini e Francesco Venezia

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Dato per scontato il tema di restituire la casa a chi l'ha perduta, quali sono le altre strategie architettoniche "di attacco" per governare la ricostruzione in chiave qualitativa, quali le priorità: il restauro dei monumenti? la ricomposizione degli spazi pubblici? una strategia dei servizi? una riflessione sulla costruzione, che riconsideri tecniche, norme, modalità di appalto e di gestione amministrativo-economica portando a nuove regole? Quali gli strumenti amministrativi più opportuni per gestire la qualità: i concorsi di architettura? l'istituzione di un centro studi che offra soluzioni e certifichi la qualità, tecnica e architettonica? Quale il ruolo, in tale chiave, delle Soprintendenze, che, nella ricostruzione italiana del secondo Dopoguerra, furono protagoniste?

FP Nella ricostruzione la strategia più importante è senza dubbio quella della partecipazione. E' necessario ascoltare le popolazioni coinvolte per concordare il tipo di soluzioni da adottare e le modalità della loro attuazione, tenendo presente che l'evento sismico non colpisce solo le città e i loro edifici ma prima di tutto le comunità. Subito dopo si deve provvedere al restauro dei monumenti e alla riedificazione del sistema degli spazi pubblici. Anche i servizi sono essenziali, così come è urgente non tanto ridefinire le regole della ricostruzione, che teoricamente sarebbero sufficienti, quanto applicarle per davvero. Infine non si deve dimenticare che un terremoto produce una improvvisa accelerazione dei processi sociali e produttivi nonché una loro radicale trasformazione. Una accelerazione cha fa nascere nuove esigenze alle quali occorre dare una risposta precisa e immediata, proprio perché le nuove condizioni che si creano sono complesse e in gran parte imprevedibili. Occorre infine tener presente che anche l'emergenza esige di essere rappresentata, con opere che siano capaci di divenire memoria e celebrazione di qualcosa che ha coinvolto la comunità.
Ritengo che sia sempre meglio evitare di dar vita a strutture troppo ampie e complesse , come quella di un centro studi, che possono rallentare le decisioni invece di renderle più agevoli. Per questo penso che i concorsi siano necessari a patto che il loro espletamento sia rapido e chiaro e che porti alla loro pronta realizzazione.
Sono anche convinto che le Sovrintendenze debbano svolgere una parte consistente del lavoro di ricostruzione, con l'avvertenza che non si abbandonino troppo alla lentezza della loro struttura burocratica e a quella cultura dell'interdizione che le caratterizza da sempre. Sarebbe auspicabile in questo senso che fossero proprio le Sovrintendenze a far coincidere, in tempi che dovranno per necessità essere ristretti, la sperimentazione con la tutela e la ricostruzione del patrimonio ambientale e storico.

FV Negli ultimi sessant'anni, e forse più, abbiamo avuto una scissione completa tra l'architettura della conservazione, controllata e dominata dalle Soprintendenze, e l'architettura nuova. Tra le due c'è stato uno slittamento, non solo ideologico ma fisico, nel senso che l'architettura moderna non è stata accettata nei centri storici o, per lo meno, è stata accettata in maniera molto limitata. E' perciò venuto meno lo spirito di emulazione, da sempre alla base della rigenerazione della città, l'impegno a sostituire un edificio augusto e amato senza farlo rimpiangere. Così era stato fino alla fine degli anni Trenta, si pensi ai grandi concorsi romani, in cui si accettava l'idea che, supponiamo, Terragni potesse confrontarsi con la Basilica di Massenzio. Nel dopoguerra ciò è venuto meno e ha infiacchito enormemente le capacità degli architetti, dunque degli operatori, di fare ciò che oggi siamo tenuti a fare: rigenerare il tessuto distrutto dal terremoto. Dobbiamo chiederci se abbiamo ancora le armi per collocare, nel centro dell'Aquila, dieci o quindici edifici che siano al livello di quanto il terremoto ci ha tolto. E non dobbiamo dimenticare che i quadri delle soprintendenze vengono dal mondo della architettura. Nel dopoguerra avevamo grandi architetti e abbiamo avuto ottimi soprintendenti. Il problema non è solo restaurare e consolidare, dovremo pure, anche oggi, avere la possibilità di collocare, nel bel mezzo di un centro storico, un edificio memorabile.

Franco Purini, teorico e architetto oggi impegnato nella costruzione del grattacielo Eurosky all'EUR, docente all'Università di Roma "La Sapienza", ha realizzato a Gibellina, nell'ambito dei programmi di ricostruzione, il sistema delle Piazze.


Francesco Venezia, architetto napoletano con cattedra allo IUAV di Venezia, partecipa al laboratorio "Belice 80" con progetti per Alcamo e Segesta realizzando poi a Gibellina, negli anni Ottanta, il Museo a Palazzo di Lorenzo, tra le opere che ne decretano il successo internazionale.


Giovanni Leoni, docente all'Università di Bologna è Direttore della rivista "d'Architettura" - Gruppo 24 Ore

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