ITALIA

 
 
 
Premio di maggioranza alla lista più votata - Camera
Affluenza - definitiva : 23,31%
Enti pervenuti 9249 su 9249
QUORUM NON RAGGIUNTO
NO
77,62% 22,37%
Sezioni scrutinate 62577 su 62577
Premio di maggioranza alla lista più votata - Senato
Affluenza - definitiva : 23,31%
Enti pervenuti 9249 su 9249
QUORUM NON RAGGIUNTO
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Sezioni scrutinate 62577 su 62577
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Enti pervenuti 9249 su 9249
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CRONACA POLITICA
I QUESITI

Il referendum «spariglia-tutto»

di Emilia Patta

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30 aprile 2009

L'annuncio che voterà sì al referendum sulla legge elettorale («i quesiti danno un premio di maggioranza al partito più forte e vi sembra che io possa votare no?») accompagnato dallo sbandieramento di sondaggi che darebbero il Pdl al 45 per cento. Tattico o meno, l'inatteso appoggio di Silvio Berlusconi ai quesiti referenderari ha un significato tutto interno alla maggioranza: dopo la nascita di un Pdl che ambisce all'autonomia la Lega non può pretendere di imporre i suoi interessi alla coalizione. E non è un caso che questi segnali vengano mandati all'indomani dell'approvazione del federalismo fiscale. Per la Lega in qualche modo si chiude un'epoca, e se ne apre un'altra nei rapporti con il Pdl.

Da qui, anche, il braccio di ferro sul Ddl sicurezza all'esame della Camera: con Roberto Maroni che insiste per porre la fiducia su alcune norme-bandiera per la Lega come le ronde e il prolungamento della permanenza nei Cie e con Berlusconi che prende tempo. Anche perché molti nel Pdl sono fermamente contrari a mettere la fiducia su un testo così delicato e già pensano a emendarlo in uno o più punti. Come già altre volte in questa legislatura, il tema immigrati finisce per essere una cartina di tornasole per i rapporti interni alla maggioranza: martedì la decisione sulla fiducia, e le possibili sorprese.

Sullo sfondo la "competition" al Nord. Con una Lega che veleggia verso il 10% e che, dopo la conta alle europee di giugno, punta alle regionali del 2010 per rivendicare il governatore del Veneto e perché no della Lombardia. Per questo il referendum - che il Consiglio dei ministri ha definitivamente fissato per il 21 giugno, assieme ai ballottaggi per le amministrative - è per il premier allo stesso tempo un'arma contro la Lega e una reale tentazione di fare "piazza pulita".

La mina referendum rischia per di più di scoppiare anche in casa democratica. Come ha ben intuito lo stesso Maroni stuzzicando proprio il leader dell'opposizione Dario Franceschini - che ha annunciato l'appoggio dei Pd ai quesiti - il sì del premier mette bene in chiaro a chi conviene il referendum. Se passasse, ad avvantaggiarsene sarebbe soprattutto il primo partito. Dunque il Pdl. E mentre il Pd discute del dopo-referendum e si divide al suo interno tra chi vuole il sistema tedesco (in primis Massimo D'Alema) e chi invoca piuttosto il ritorno al Mattarellum (come il veltroniano Stefano Ceccanti), è il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto a mettere le cose in chiaro: se il referendum elettorale raggiungerà il quorum e vinceranno i sì, non sarà necessario fare una nuova legge. Alleati e avversari sono avvertiti.

30 aprile 2009
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