Un capitolo di un romanzo. Neanche troppo digeribile. È quello alla cui lettura sono chiamati i cittadini nel segreto delle urne referendarie del 21 e 22 giugno. I tre quesiti che riassumono, per così dire, l'elenco delle norme elettorali di Camera e Senato di cui si chiede l'abrogazione, si snocciolano infatti in poco meno di tremila parole, oltre quattro volte la lunghezza di questo articolo.
Tre quesiti con otto possibili combinazioni finali (si veda la grafica in basso), alle quali si aggiunge, come nona eventualità, l'incubo dei promotori, il mancato raggiungimento del quorum. Nel mirino referendario, con il consenso dei cittadini, c'è l'abrogazione di due meccanismi per l'elezione di Camera e Senato: il primo, che consente ai partiti di presentarsi in coalizioni e di assegnare a queste il premio di maggioranza; il secondo, che permette ai candidati di concorrere in più circoscrizioni.
Sebbene le materie oggetto della richiesta di cancellazione siano due (circostanza per la quale, spesso, si è parlato di due referendum), i quesiti sono in realtà tre. Ciò si spiega con il fatto che, quanto alle coalizioni di liste, è necessario intervenire con due distinti quesiti sulle due leggi che disciplinano Camera e Senato; quanto alle candidature multiple, la norma è invece comune ai due rami del Parlamento ed è stato dunque sufficiente presentare un solo interrogativo.
Con i quesiti 1 e 2, dunque, si chiede l'abrogazione delle norme che consentono ai partiti di presentarsi in coalizione così concorrendo, qualora ricevano la maggioranza relativa delle preferenze, al "bonus" che permette di raggiungere la maggioranza assoluta.
Per quanto riguarda la Camera, secondo le norme vigenti, a chi ottiene più voti a livello nazionale – coalizione o singolo partito che sia – vengono assegnate, oltre a quelle guadagnate con il voto dei cittadini, tante poltrone quante ne mancano per arrivare a 340 (numero che costituisce il 54% dei 630 seggi totali). L'obiettivo è trasformare una maggioranza da relativa in assoluta (il premio non è previsto quando una coalizione, o un partito che corre da solo, supera alle urne i 340 deputati).
Il sistema cambia per il Senato, dove il premio di maggioranza non è attribuito su scala nazionale, ma su base regionale: come se si trattasse di tante singole elezioni i cui risultati vengono poi sommati per disegnare la composizione finale dell'assemblea. Alla coalizione, o al partito che corre da solo, che ottiene nella Regione il maggior numero di voti è quindi assegnato il 55% dei seggi previsti (anche qui il premio non scatta quando un concorrente supera la soglia con le proprie forze).
Su queste disposizioni intervengono i primi due quesiti che, eliminando le coalizioni, puntano a una più stringente integrazione delle forze politiche e a ridurre la frammentazione del Parlamento. Va sottolineato che è anche ipotizzabile un voto disgiunto: è cioè possibile barrare il «sì» per il quesito di un ramo del Parlamento e il «no» per l'altro, cosicché, qualora tale ipotesi dovesse prevalere nelle urne, Camera e Senato seguirebbero regole opposte. Ma si tratta di una remota possibilità.
Comunque sia, in conseguenza delle abrogazioni, ed è questo uno degli aspetti più rilevanti del referendum, cambia anche il regime delle soglie di sbarramento, ora disegnato a vantaggio dei partiti in coalizione. Ad esempio, per la Camera, con il sì al primo quesito, l'accesso sarà limitato ai singoli partiti che a livello nazionale superano il 4% dei voti (viene quindi cancellato il più basso tetto del 2% dei partiti che si presentano in coalizione). Per il Senato, sebbene le soglie si applichino a livello regionale, il sì al secondo quesito farà scattare per tutti la soglia di sbarramento all'8% (cancellando il tetto del 3% ora appannaggio dei partiti in coalizione).
L'ultimo quesito è sulle candidature multiple. Oggi il singolo candidato può concorrere in più circoscrizioni ed eventualmente scegliere in un secondo momento il seggio da occupare. Il referendum intende cancellare questa prassi per rafforzare il principio in base al quale la candidatura si manifesta con l'inclusione del nome del candidato in una (sola) lista di una determinata circoscrizione.