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Le Regioni tirano il freno sugli accordi «separati»

di Francesco Padulano

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10 Settembre 2009

Sui precari il ministro dell'Istruzioone, Mariastella Gelmini, è soddisfatta per l'impegno mantenuto. Ma deve affrontare le critiche di gran parte delle regioni alla disposizione varata ieri (che prevede la facoltà di realizzare protocolli d'intesa tra il ministero dell'Istruzione e le stesse regioni) per come è stata gestita la trattativa.

Viene rimproverato, infatti, il mancato coinvolgimento nella stesura del provvedimento che «doveva essere pensato all'interno della conferenza Stato-Regioni», afferma la coordinatrice della Conferenza delle regioni in materia di istruzione Alessandra Tibaldi. Invece si sono favoriti gli accordi bilaterali tra il ministero dell'Istruzione e le regioni, che ha creato inevitabili disparità per quanto riguarda le risorse messe in campo per risolvere il problema dei precari della scuola: «Il governo cerca di trasferire il costo sulle regioni - osserva il vicepresidente della Calabria, Domenico Cersosimo - e temo si possa cadere nel tranello del divide et impera».
Ma andando a vedere quegli accordi che già sono stati firmati, risulta davvero questa differenza da regione a regione nelle risorse utilizzate? Per ora - mentre si aspettano i progetti quasi conclusi di Abruzzo, Marche e Puglia - si può affermare che il divario esiste tra le quattro regioni (Sardegna, Lombardia, Campania e Sicilia) che per prime hanno siglato i protocolli d'intesa con il ministero.

Prendendone due in esame, quello della Campania e della Sicilia, si ritrova sì la stessa finalità dell'accordo (della durata di due anni): in entrambe le regioni si punta a combattere la dispersione scolastica «promuovendo il conseguimento di più elevate e più diffuse competenze/capacità di apprendimento, soprattutto in relazione agli alunni appartenenti a categorie svantaggiate e a rischio di marginalità sociale». Uguali sono anche le strategie per conseguire gli obiettivi, e cioè «un'innalzamento della qualità della scuola grazie a specifiche e innovative attività didattiche e a interventi strutturali».

Il divario tra le due regioni compare quando si specifica l'impegno per attuare i progetti: mentre la Campania si impegna a destinare 20 milioni di euro per i circa 4mila docenti senza cattedra, la Sicilia mette sul piatto esattamente il doppio per i 1.800 precari siciliani. E questo divario sembra dare ragione a chi teme strategie disomogenee nell'affrontare l'emergenza precari.

10 Settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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