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Conservatori e accademie
coltivano giovani talenti

di Cristina Giua

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15 GIUGNO 2009

Un diploma che vale come una laurea. In seguito alla riforma dell'Afam (Alta formazione artistica e musicale), i diplomi accademici di primo e secondo livello rilasciati dalle accademie di belle arti, dagli Isia (Istituti superiori per le industrie artistiche), dai conservatori e dagli istituti musicali pareggiati contano esattamente come un titolo di laurea di pari grado.
«Questo significa – spiega Marina Manfredi, consigliere del Consiglio accademico dell'Accademia di belle arti di Venezia – che con un diploma accademico di secondo livello, sebbene il mondo della scuola sia saturo, si può direttamente accedere ai concorsi pubblici da insegnante delle scuole medie, nel nostro caso in materie artistiche come disegno e storia dell'arte».
Non c'è solo l'insegnamento, però. In base al percorso di studi prescelto (gli indirizzi in Belle arti si dividono in pittura, restauro, scultura, scenografia, decorazione, grafica e incisioni) si può lavorare come assistente per scenografie, luci e costumi in teatro o in televisione, oppure come decoratore di interni ed esterni, oppure ancora negli allestimenti di mostre nei musei o in altri spazi espositivi, oltre che naturalmente come pittore o scultore. In quest'ultimo caso, casomai, la difficoltà sarà districarsi tra mostre personali ed esposizioni in un settore complicato come il mercato dell'arte.
«Dallo scorso anno – aggiunge Manfredi – accanto agli indirizzi tradizionali ne abbiamo aggiunto uno in nuove tecnologie per le arti, destinato ai diplomati che vogliano occuparsi di produzione video, spot pubblicitari, produzione di immagini animate e più in generale di prodotti multimediali». Un percorso, conclude Manfredi, che «serve ad aggiornare la didattica, introducendo le nuove tecnologie da utilizzare in campo artistico: ha avuto un buon riscontro a livello di iscritti, ma la maggior parte dei nostri studenti continua a prediligere l'indirizzo di pittura, seguito da quello in decorazione».
«Nel Dna di tutte queste scuole c'è una grande componente pratica – precisa Germano Zanzani, direttore dell'Isia di Faenza –. Perciò, accanto allo studio di materie come storia del design e semiotica, gli studenti hanno a disposizione i laboratori di modellazione, dove mettere a punto e verificare i modelli o i prototipi di oggetti a cui stanno lavorando».
Quanto alle prospettive di impiego – e ai periodi di stage, indispensabili per un primo approccio al mondo del lavoro – è ancora Zanzani a spiegare: «Sono soprattutto le aziende grafiche e di comunicazione a richiedere i nostri studenti, seguite dalle aziende di un settore specifico del nostro territorio come quello della produzione di ceramica. Dopo il diploma c'è spazio anche per la professione dove sono le aziende ad acquistare progetti e proposte dagli studi associati o dal singolo designer».
La parte musicale dell'alta formazione, infine, è di competenza dei conservatori (54 sedi) e degli istituti musicali pareggiati (21 sedi). L'accesso al triennio per il diploma accademico di primo livello, oltre a presupporre il possesso di un diploma di scuola secondaria, avviene tramite un esame d'ammissione e un test d'ingresso che serve a verificare le competenze musicali dei candidati, già maturate attraverso 7-10 anni di studi dello strumento di base.
Una volta entrati nell'istituto, è molto ampio il ventaglio di indirizzi, tra cui canto, chitarra, composizione, direzione di coro e di orchestra, ottoni, legni, organo, pianoforte, viola, violino e violoncello.
«I nostri iscritti – conclude Edda Silvestri, direttore del Conservatorio di musica di Santa Cecilia a Roma – finiscono tutti il percorso di studi, aggiungendo il diploma di secondo livello al triennio di primo livello». E una volta terminati i corsi, gli sbocchi professionali sono la carriera da musicista e da insegnante, a partire dalla cattedra di scuola media in materie musicali.

15 GIUGNO 2009
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