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Il Carroccio apre la strada al premier

di Stefano Folli

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30 MARZO 2010
IL PUNTO
di Stefano Folli

Dopo due anni di legislatura e con una crisi economica molto seria tra le mani, nessuno si sarebbe meravigliato se Silvio Berlusconi avesse perso le elezioni regionali. Altrove in Europa accade così. Ne sa qualcosa il francese Nicolas Sarkozy che in un passaggio elettorale analogo, pochi giorni fa, è rimasto schiacciato sotto l'astensionismo e ha visto scivolare a sinistra l'intera nazione, tranne l'Alsazia. Viceversa, il presidente del Consiglio si è destreggiato con la consueta spregiudicatezza in una campagna elettorale pessima nei toni e nei contenuti. Ed è riuscito persino a evitare le trappole di un'astensione che ha raggiunto livelli senza precedenti per la tradizione italiana. Alla resa dei conti, il Popolo della Libertà esce dalle urne con un'affermazione evidente.
Sei regioni (Lombardia, Veneto, Piemonte, Campania, Calabria e Lazio), tutte di notevole rilievo, contro sette del centrosinistra ( Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Puglia, Basilicata). Emma Bonino sconfitta a Roma per un pugno di voti da Renata Polverini. Una mappa geopolitica del paese in cui la forza del centrodestra si conferma e si ramifica, sia pure con varie contraddizioni. Alla luce di questi dati, se si votasse domani per il Parlamento, la maggioranza sarebbe nel complesso confermata. Nonostante la stagnazione, la disoccupazione, la sfiducia diffusa, le risse, la disaffezione verso la politica... Nonostante tutti questi elementi e altri ancora, Berlusconi - sedici anni dopo sa ancora come raccogliere consenso.
Ma la fotografia dell'Italia emersa ieri notte va definita meglio. Un punto riguarda il successo cruciale della Lega. La concorrenza messa in atto dal Carroccio nel Nord verso il partito berlusconiano ha dato frutti. Bossi non è mai stato così forte in un arco alpino che va dal Veneto al Piemonte. Zaia ha trionfato nel nordest, Cota si è affermato nel nord-ovest; solo Formigoni è riuscito a controllare in Lombardia l'avanzata leghista. Ma non basta, perché la Lega deborda oltre le sue aree di antico insediamento, ottiene risultati a due cifre in Emilia-Romagna, avanza in Liguria, Toscana e Umbria. In altre parole, incalza la sinistra nei suoi territori storici.
Da oggi il suo messaggio a Berlusconi è molto chiaro. La Lega sostiene con lealtà il premier, ma diventa il motore della maggioranza e del governo. Bossi può chiedere o meglio pretendere le riforme, il federalismo fiscale, un assetto più snello dello Stato. In un certo senso assume la veste di presidente del Consiglio «ombra», con il preciso intento di difendere le ragioni e gli interessi del Nord. Spetterà a lui limitarsi a questa missione, con tutti i rischi connessi per l'unità nazionale, oppure fare un passo avanti. Proprio in virtù della sua grande forza, Bossi potrebbe essere il mediatore di un nuovo patto politico-istituzionale offerto all'opposizione, a cominciare dal Pd.
Una simile iniziativa porrebbe il tema delle riforme al centro di una legislatura davvero «costituente». Ma avrebbe riflessi su tutti gli assetti consolidati, prima di tutto all'interno del Pdl. Si vedrà. Quel che è certo, la maggioranza da ieri sera ha un po' cambiato la sua natura. Berlusconi ne è il leader e ha appena confermato la sua capacità rabdomantica di orientarsi tra le virtù e i vizi del paese. Ma Bossi ora è più che un partner: è il detentore delle chiavi del Nord più di quanto non sia mai stato in passato. Tutti dovranno fare i conti con lui. Primo fra tutti, Berlusconi. Quanto all'opposizione, l'Udc ha confermato più o meno le sue percentuali dove si è presentata da sola. Ha dimostrato in qualche caso (la Puglia) che con il suo appoggio il centrodestra avrebbe vinto. Come è accaduto nel Lazio. Al Nord ha tentato senza riuscirvi (in Piemonte) di costruire un muro davanti alla Lega. Ora per Casini comincia un lungo cammino da compiere senza errori verso le scelte del 2013, sapendo che i suoi voti restano importanti, talvolta decisivi. Tanto più che Bersani, nel momento in cui il Pd evita il tracollo e conferma la sua solidità, deve prendere atto del successo dell'Italia dei Valori e anche delle liste «grilline »: le nuove forme del radicalismo. Non sarà facile per il centrosinistra comporre una credibile alternativa di governo, evitando il rischio di logorarsi. Comunque un personaggio nuovo c'è e si chiama Vendola. E in ogni caso la prossima scommessa passa dal rinnovamento del paese. Un tema che riguarda tutti, governo e opposizione. Sarebbe grave lasciarlo nelle mani del solo Bossi.

30 MARZO 2010
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