NAPOLI - Adesso l'esercito di cartomanti di cui la Campania certo non difetta, se ne uscirà dicendo che il titolo di «'o ministro» da queste parti porta bene. Almeno quando si tratta di conquistare posizioni politiche di primo piano. Fatto sta che Stefano Caldoro, figlio di ministro socialista e ministro a sua volta nel terzo governo guidato da Silvio Berlusconi, ha surclassato il candidato del centro-sinistra e per tre volte sindaco di Salerno Vincenzo De Luca.
Una vittoria che chiude sedici anni di dominio incontrastato di Totonno Bassolino, ministro a sua volta tra il '98 e il '99, qualche anno prima di ascendere al soglio di palazzo Santa Lucia, sede della giunta regionale campana. È morto il vicerè, viva il vicerè, sarà il caso di dire. Magari con le puntualizzazioni del caso, perché Bassolino, che ieri sera consultava i dati elettorali nel suo quartier generale di governatore uscente, è tutt'altro che fuori dai giochi. Totonno vince anche da morto (politicamente, s'intende) e stavolta sarà il caso di consultare gli esperti della smorfia alla ricerca di un terno sulla ruota di Napoli.
Bassolino ha votato al seggio di via Posillipo sfoggiando un bel maglione rosso fuoco, forse per rimarcare il passato di vecchio operaista. La sua storia politica rimarrà legata a un ciclo ininterrotto di vittorie, almeno fino a quando è stato lui il candidato a sindaco o a governatore. L'aveva detto e ripetuto negli anni che hanno preceduto questa sfida per le regionali 2010: «Io ho sempre vinto, io». Un'affermazione che ne conteneva un'altra: con De Luca – suo acerrimo nemico – non ce la farete mai. Ora il Pd è fuori dai giochi, un'uscita dal vertice della seconda regione italiana preannunciata un anno fa dal cambio della guardia alla provincia di Napoli, quando Luigi Cesaro del Pdl doppiò Gigi Nicolais.
Se la vittoria di Caldoro ha molti padri, tra questi non si possono citare i tre capicordata del Popolo della libertà in Campania, la trimurti che risponde ai nomi del già citato Cesaro, dell'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e dell'ex finiano di Mondragone Mario Landolfi. Una macchina da guerra elettorale carsicamente sostenuta da Bassolino e i suoi fedelissimi candidati al consiglio regionale, che sul voto al presidente si saranno pure aggrappati alla ciambella di salvataggio del voto disgiunto. Un gesto di lealtà nei confronti di Bassolino che ovviamente non ha aiutato il sanguigno De Luca. È morto il viceré Totonno, viva il viceré Caldoro (nomen omen) e la trimurti di Sant'Antimo (Cesaro), Casal di Principe (Cosentino) e Mondragone (Landolfi), per pura coincidenza tre paesi in provincia di Caserta, la terra di Gomorra. Ai quali Caldoro ha lanciato ieri il primo messaggio: «Farò la giunta in piena autonomia».
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