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Verso il voto. Chi paga la corsa dei candidati

di Matteo Meneghello e Sara Monaci

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24 marzo 2010
Elezioni. Chi paga la corsa dei candidati. Nella foto Roberto Formigoni (LaPresse)

Si fa presto a dire trasparenza. Quando si entra nel merito delle spese per la campagna elettorale, capire quale cifra sia stata realmente investita dai partiti e dai candidati è faccenda complicata, almeno a ridosso delle elezioni.

Il Sole 24 Ore Lombardia ha tentato di ricostruire il budget degli aspiranti candidati. La comunicazione elettorale di Roberto Formigoni si dovrebbe aggirare intorno a 1,5 milioni. Cifra sobria, dicono gli ambienti vicini al governatore uscente, visto che dalle proiezioni di voto la sua rielezione sembra assicurata. Gran parte delle risorse sono "collettate" dal sistema nazionale del partito che, per i rimborsi post elettorali (1 euro per elettore in caso di elezione di almeno un consigliere) potrà contare in Lombardia, si dice, su 4,5-5 milioni. Dal Pdl non ci sono tuttavia dichiarazioni ufficiali.

In base a quanto dichiarato dal quartier generale del Pd lombardo, la campagna di Filippo Penati dovrebbe essere molto meno onerosa. Si parla di una cifra di circa 140mila euro. Anche in questo caso, in base a quando dichiarato dal Pd, l'aspirante governatore è sostenuto al 60% dal "vecchio" partito. Budget contenuto anche per Savino Pezzotta, dell'Udc, che ha dichiarato di non superare i 40mila euro ma dal cui partito non sono arrivate precisazioni più puntuali.

Vittorio Agnoletto, candidato alla presidenza per la Federazione della Sinistra, spenderà ufficialmente solo 50mila euro, messi a disposizione dalla Federazione. Vito Crimi, candidato presidente per il Movimento Cinque Stelle (Beppe Grillo), ha speso circa 10mila euro. «Ci siamo finanziati con donazioni - spiega -. 100-200 euro alla volta, tipo Telethon». Crimi rinuncerà ad eventuali rimborsi elettorali. Infine Gianmario Invernizzi, candidato per Forza Nuova. «Stiamo spendendo 5mila euro – spiega –. Ci arrangiamo con l'aiuto dei militanti».

Gli stessi candidati consiglieri non spenderanno, a detta loro, più di 40-50mila euro. Dichiarazioni che stridono con una «lista della spesa» difficilmente comprimibile: «Cinquantamila euro? Se una persona vuole avere una chance di diventare consigliere deve spendere, come soglia minima, almeno quattro volte tanto». Klaus Davi, titolare dell'omonima società di comunicazione, è lapidario. Esiste un mondo sommerso, e in alcune situazioni, con tutta probabilità, la legge è dribblata. «Rispetto agli anni passati – ammette Davi – la competizione è sottotono. Si sta spendendo meno, si sente la crisi. Soprattutto in Lombardia e nelle regioni già decise. Penati e Formigoni hanno praticamente dimezzato i budget, che restano comunque consistenti». Austerity a parte, i costi sono costi.

Il volontariato può aiutare, ma certi servizi vanno pagati. Innanzitutto bisogna costruirsi l'immagine, scegliere lo slogan, la grafica. «Per la creatività non ci sono tariffe – spiega Davi –, dipende dalle agenzie. Si può andare da 50mila a 200mila euro». Bisogna poi aggiungere le spese "tecniche": grafica, stampa, trasporto e "posa" possono costare tra i 10mila e i 20mila euro. «Una grossa fetta di costo è rappresentata dagli spazi – prosegue Davi –. Bisogna occupare locazioni strategiche, altrimenti chi ti vede? Per questa voce bisogna conteggiare minimo 80mila euro». Questo per quanto riguarda il canale "tradizionale". Ci sono poi gli spot. «La tv non è alla portata di tutti – spiega Davi –. Gli spot costano minimo 150mila euro, e possono fare la differenza. Per questo molti preferiscono la radio: funziona bene, e con 20-30mila euro si può ottenere una buona presenza».

Ci sono poi i new media: canali di comunicazione che hanno un costo irrisorio se paragonato a quello dei circuiti tradizionali. Anche la resa mediatica, secondo il parere di Davi, è però trascurabile. «Non puoi trasferire la tv su internet – spiega –. Facebook va bene per i fan, non per trovare nuovi voti. Su Youtube invece devi essere divertente, scanzonato». Resta infine il contatto umano: comparsate, comizi. Il costo è nullo, ma richiede impegno. «Bisogna stringere tante mani – conclude Klaus Davi -. È scientificamente dimostrato, è stata una delle armi segrete di Obama: più mani si stringono, maggiore è la possibilità di vincere». Ma il budget non è certamente secondario.

Quelli della campagna low-cost
Costi minimi in euro per la campagna elettorale, secondo gli addetti ai lavori
I costi delle campagne elettorali

24 marzo 2010
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