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Formigoni sotto assedio evita il sorpasso

di Cristina Casadei

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30 marzo 2010
Formigoni sotto assedio evita il sorpasso

«È la quarta vittoria consecutiva: il centrodestra in Lombardia non ha rivali. Per la sinistra c'è sempre meno spazio». Non aspetta nemmeno che arrivi la sera Roberto Formigoni per festeggiare. È ancora giorno ma in Lombardia non serve aspettare la fine dello spoglio dei voti. Già dal tardo pomeriggio è chiaro che la distanza tra il governatore uscente e il candidato del centro-sinistra, Filippo Penati, è impossibile da colmare: 56,4% contro 32,7, salito nella notte al 33.
È lo stesso Penati, dieci minuti prima dell'annuncio di Formigoni, a telefonare al Pirellone: «Ha riconosciuto cavallerescamente la sconfitta» e il suo gesto è «una bella cosa», racconta Formigoni. E annuncia: «Alle dieci tutti a festeggiare al Marriott le elezioni e il mio compleanno». Oggi il governatore compie 63 anni, di cui 16 alla presidenza della Lombardia.
L'affluenza alle urne è stata del 64,7%: quasi 10 punti in meno rispetto al 73% delle regionali del 2005 e 20 in meno dell'84,7% delle politiche del 2008. Tutta colpa «dell'attacco proditorio» da parte della corte d'appello di Milano, grida Formigoni, che ha tenuto escluse per una settimana le liste del centrodestra in Lombardia, determinando «sconcerto» in una parte dell'elettorato e, dunque, un astensionismo più forte rispetto alle regioni a «noi più vicine». O forse come dice Marco Cipriano, vicepresidente del consiglio regionale lombardo e candidato di Sinistra ecologia e libertà, tutta colpa del fatto che «si é parlato poco dei temi veramente importanti, ovvero le azioni che la regione può intraprendere per risolvere i problemi dei cittadini, a cominciare dalle misure per contrastare la crisi che sta togliendo il lavoro ai lombardi».
Alla fine però quello della Lombardia è stato forse il risultato più scontato di queste elezioni. Nemmeno il pasticciaccio dei listini ha cambiato il finale. Gli equilibri lombardi nella coalizione di centrodestra però non sono più gli stessi: affinché nulla cambiasse la Lega Nord si è rivelata fondamentale. La sua crescita in Lombardia è stata impetuosa: il Pdl con il 31,8% mantiene il primato, ma il Carroccio è passato dal 15,8% delle regionali del 2005 al 26,3%.
Nella conferenza stampa di fine pomeriggio nel quartier generale della Lega Nord, in via Bellerio, Umberto Bossi e i suoi festeggiano. «La lega era la chiave giusta per rinnovare il paese, i lombardi sono un popolo sveglio, sono stati i primi a capirlo», dice. E un paio d'ore dopo già annuncia: «Gibelli sarà il nuovo vicepresidente della regione Lombardia». Andrea Gibelli, presidente della commissione attività produttive della Camera, che ha annunciato l'intenzione di dare le dimissioni per impegnarsi solo in Regione, «è uno che è abituato a non chiedere niente e a lavorare per la sua gente», garantisce Bossi.
«È il risultato di un buon lavoro. La Lega è apprezzata per il fatto che mantiene le promesse. Infatti l'astensionismo non ci ha penalizzati, anzi», commenta l'eurodeputato della Lega Nord Roberto Speroni. E, di conseguenza, «a livello regionale qualcosa sicuramente cambierà nella nuova giunta. È un principio democratico, il partito che prende più voti deve avere più rappresentanza».
Roberto Formigoni si complimenta con il Carroccio, prende atto dell'avanzata, ma precisa subito: «In Lombardia il Pdl si è confermato primo partito. La Lega è un alleato. Gioisco per loro e per il risultato». Più per l'avanzata della coalizione del centrodestra, forse, che ha mostrato lo scarso peso in Lombardia dell'Udc: «Abbiamo un vantaggio raddoppiato e più voti rispetto al 2005 benchè stavolta l'Udc non sia alleata con noi».
Il candidato dell'Udc, Savino Pezzotta, definisce «importante» il risultato ottenuto dal suo partito soprattutto in considerazione del fatto che si è presentato da solo e che doveva competere contro «due colossi», come il Pdl e il Pd. «Sono molto soddisfatto. Bisogna tener presente che siamo piccoli, siamo da soli e abbiamo fatto una campagna contro dei colossi. Siamo usciti bene, anzi meglio se pensiamo alla sfida che avevamo di fronte. Di più non potevamo fare».
L'Udc si è rivelata poco influente ma la verità per il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini è che «nel 2005, in un contesto molto difficile il candidato del centrosinistra ottenne il 42% e il presidente Formigoni il 53%. Oggi, il governatore uscente ottiene un aumento di consensi che dimostra la sua grande capacità di governare e di essere apprezzato dai cittadini. Al contrario, il candidato Filippo Penati ottiene il 33%, un risultato deludente che non può non far riflettere il Pd e tutto il centro-sinistra».

I risultati in Lombardia

30 marzo 2010
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