Il caos liste che ha travolto la campagna elettorale nel Lazio mette nel retro della scena politica il vero spettro – e banco di prova – per il prossimo governatore. Un buco da 10 miliardi di euro nella sanità di cui nessuno dei candidati sembra, però, parlare a sufficienza. Almeno è questa l'impressione del campione di elettori sondati dall'Ipsos che, in cima alle urgenze – come dappertutto in Italia – mette l'occupazione e la crisi economica ma riservando alla sanità una buona dose di preoccupazione. È un 20% che ritiene il debito sanitario uno dei problemi più gravi per la regione e questa percentuale aumenta in una domanda declinata sulle priorità strettamente territoriali balzando al secondo posto subito dopo il lavoro.
Insomma, la possibilità di un aumento dei costi per la salute è la paura degli elettori ma – secondo quanto racconta il sondaggio di Nando Pagnoncelli – viene praticamente ignorata dal dibattito politico. Il 62% di cittadini laziali pensa che i candidati alla presidenza ne stiano parlando troppo poco, percentuale che resta intatta nonostante gli orientamenti politici. Nel senso che il giudizio è bipartisan: sia i tifosi del Pdl che del centro-sinistra bocciano la "reticenza" o "indifferenza" dei candidati governatori su un tema-chiave per il Lazio. Un po' più insoddisfatti sono gli elettori di Emma Bonino, rispetto a quelli di Renata Polverini, ma la maggioranza di entrambi gli schieramenti è comunque convinta che se ne debba parlare e far capire di più.
La sanità, appunto, sarà il test più difficile per il prossimo governatore. Maneggiare un debito da 10 miliardi riduce davvero i margini di scelta e costringerà a tagli di strutture ospedaliere, aumento dei costi per i cittadini, revisione del rapporto tra pubblico e privato. Un terreno insidioso, complicato da gestire ma gli elettori hanno l'impressione che Emma Bonino ne sia più capace. Al netto di una maggioranza che non ha idea di chi sappia meglio affrontare il tema sanitario (53%), il 28% scommette sulla candidata di centro-sinistra mentre il 18% è più convinto di Renata Polverini. L'esponente radicale risulta più solida anche nel suo elettorato e in quello Pd che la promuovono con il 60-61 per cento. Più indietro è la Polverini: i suoi e gli elettori del Pdl credono nella sua maggiore capacità per il 49-50 per cento.
Certo, domina l'ansia per l'occupazione ma nel Lazio non in modo così marcato come per i piemontesi o i pugliesi sondati precedentemente da Ipsos. Solo il 53% di laziali è preoccupato per il lavoro mentre nella regione di Mercedes Bresso era il 61% e, peggio ancora, era in Puglia dove il 73% di cittadini metteva il lavoro in testa alla classifica delle emergenze. La lettura probabile è che nel Lazio la quota di lavoro nella pubblica amministrazione mette al riparo dalle angoscie. Ma anche la crisi ha le sue percezioni "geografiche" e, qui, preoccupa meno che altrove. A fare la differenza sono però gli orientamenti politici: il 41% di elettori Pdl si aspetta che la situazione migliori. Un picco se paragonato ai precedenti sondaggi regionali: in Puglia, la stessa percentuale di elettori di centro-destra diceva – invece – di aspettarsi un peggioramento così come il 54% di elettori leghisti in Piemonte. Torniamo nel Lazio: il 48% non si aspetta mutamenti. Ma tra i pessimisti prevale il centro-sinistra che pensa che il peggio debba ancora arrivare (49%) mentre – nel Pdl – lo pensa solo il 27% contro un 30% che vede la crisi già alle spalle e uno stato dell'economia positivo (41%). Paradossalmente, poi, gli elettori della Polverini si dichiarano molto preoccupati (36%) o abbastanza preoccupati (36%) dell'impatto della crisi sulle loro famiglie.