Il sorpasso è il titolo di un celebre film, adesso è anche un evento politico. Pare che la Lega Nord sia destinata a diventare il primo partito del Veneto strappando la maggioranza relativa dei voti al Pdl. Questo dice il sondaggio Ipsos-Sole24Ore.
In fondo è la cosa che interessa di più in una competizione dall'esito scontato. Infatti la vittoria di Zaia sul candidato del centrosinistra Bortolussi non poteva essere messa in dubbio. Ma il sorpasso sì. E invece dopo queste elezioni regionali è molto probabile che il Veneto avrà un doppio primato. Sarà la prima regione italiana governata da un esponente della Lega Nord e sarà anche la prima (e presumibilmente la sola) regione in cui il partito di Bossi avrà la maggioranza relativa dei voti superando il suo alleato Pdl. Se il risultato elettorale confermerà questa previsione da molti punti di vista saremo davanti ad un passaggio storico della politica italiana per i suoi risvolti politici e simbolici.
Il Veneto non è sempre stata la regione in cui la Lega Nord ha ottenuto i suoi risultati migliori. Tra il 1992 e oggi, con la sola eccezione delle elezioni del 1996, è stato in Lombardia che il partito di Bossi ha ottenuto le sue percentuali di voto più elevate. Ma il Veneto è stata la regione in cui nel 1996 ha ottenuto il suo risultato migliore in assoluto, il 29,3%. Anche in quella occasione riuscì a raccogliere più voti di Forza Italia e anche del futuro Pdl ( Forza Italia e An insieme). Ma fu un exploit contingente e di breve durata. Da quel momento è iniziato un declino che ha visto la Lega Nord toccare in questa regione il suo minimo storico del 11,1% nelle politiche del 2006. Poi il trend si è bruscamente invertito. Nelle politiche del 2008 i consensi sono più che raddoppiati arrivando al 27,1% contro il 27,4% del Pdl. Alle europee dell'anno scorso si è riproposto il testa a testa con il partito di Berllusconi. Finì 29,3% per il Pdl contro il 28,4% per la Lega Nord. Adesso il sorpasso e addirittura – come pare – il record storico con una percentuale superiore a quella del 1996.
Ma il sorpasso in realtà c'era già stato in molti comuni e in quattro province. Nel 2008 in 371 comuni su 574 sotto i cinquantamila abitanti (il 65%) la Lega Nord aveva già superato il Pdl. Lo stesso era successo nelle province di Verona, Belluno, Treviso e Vicenza. Nei comuni sotto i diecimila abitanti che rappresentano circa il 55% della popolazione veneta la Lega già nel 2008, e poi di nuovo nelle europee del 2009, aveva raccolto più del 30% dei voti.
Questi risultati sono il frutto di molti fattori. Uno è certamente il minore appeal di Berlusconi e del suo partito. Per tanti elettori moderati la Lega, e non l'opposizione di centrosinistra, rappresenta la vera alternativa al Pdl e al suo leader. Non è un caso che la crescita elettorale della Lega coincida con il declino del Pdl. Il travaso di voti tra i due partiti è netto e si vede anche nei dati Ipsos. Il Pdl perde cinque punti percentuali. Molti, non tutti, a favore della Lega. Nel 2006 Forza Italia e An insieme avevano il 35,8% dei voti contro l'11,1% della Lega. Oggi secondo la stima Ipsos il Pdl è al 24,3% contro il 31,8% del partito di Bossi. Il Pdl in Veneto non ha attecchito.
Nel successo della Lega contano anche i candidati. Zaia piace. La stima Ipsos gli dà il 61% dei voti contro il 31% per Bortolussi. Un doppiaggio è cosa rara in una elezione a livello regionale. I dati dicono che il candidato del centrosinistra è decisamente poco attraente. Non solo non sfonda tra l'elettorato moderato ma fa fatica a raccogliere i consensi del suo elettorato di riferimento. Secondo il sondaggio Ipsos c'è una differenza negativa di tre punti percentuali tra le intenzioni di voto per lui (31%) e quelle per i partiti della sua coalizione (34,1%) mentre per Zaia è vero il contrario visto che come candidato presidente raccoglie più voti dei partiti. Ma c'è anche un altro dato sorprendente che conferma la popolarità del candidato della Lega. Tra gli stessi elettori del Pdl risulta molto più gradito Zaia (56%) dell'attuale presidente della regione Galan (25%). Forse è anche per questo motivo che Galan ha deciso di non sfidare le decisioni del suo partito.
Queste elezioni confermano ancora una volta la assoluta non competitività del centrosinistra in questa regione. Certo il Pd si può consolare col 25,5% che il sondaggio gli attribuisce contro il 20,3 % che aveva preso alle europee. Di questa crescita sembra fare le spese Di Pietro che scende al 4,2% dal 7,2%. Per il Pd si tratta di un dato che lo vedrebbe superare di poco il Pdl. E sarebbe il secondo sorpasso a danno del partito di Berlusconi. Ma è una magra consolazione. Lo schieramento cui appartiene il Pd è fermo al 34,1%. Più o meno la percentuale delle ultime tornate elettorali. Né basterebbe una eventuale alleanza con l'Udc per ribaltare la situazione. In questa zona del paese le alchimie coalizionali non possono sostituire un progetto di lungo periodo e una nuova classe dirigente che lo porti avanti con determinazione. Nel frattempo la Lega Nord continuerà a radicarsi e a consolidarsi.
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