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Cronaca

L'Africa al G-8: «Promesse mancate»

dal nostro inviato Alessandro Merli

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8 LUGLio 2008

Mantenere le promesse. Al vertice di Toyako, il G-8 e i leader africani sembrano rinfacciarsi a vicenda il mancato rispetto degli impegni presi.
Gli otto grandi avevano sottoscritto tre anni fa a Gleneagles, in Scozia, il raddoppio degli aiuti all'Africa, a 25 miliardi di dollari (e a un totale di 50 miliardi per tutti i Paesi poveri del mondo). L'impegno dovrebbe essere ribadito nel comunicato che verrà diffuso oggi, anche se fino all'ultimo si è discusso fra gli sherpa, i funzionari che preparano i documenti ufficiali, se le cifre dovessero essere incluse esplicitamente. Ma resta in dubbio la loro applicazione.

I capi di Stato africani - il Giappone ne ha invitati sette: Algeria, Etiopia, Ghana, Nigeria, Senegal, Sudafrica e Tanziania- che ieri si sono seduti al tavolo dei grandi «vorrebbero vedere che gli impegni presi fossero messi in atto - ha riferito un portavoce del ministero degli Esteri giapponese- e soprattutto non vorrebbero vedere passi indietro». Secondo i calcoli delle organizzazioni umanitarie per eliminare la povertà in Africa, Data e One, finora solo 3 dei 25 miliardi di dollari addizionali sono stati sborsati.

Dopo l'annuncio tedesco di un raddoppio dei propri aiutie la posizione tradizionalmente di guida della Gran Bretagna su questo tema, l'Italia e la Francia sono i due Paesi europei dai quali non si vede ancora un piano chiaro per l'aumento degli aiuti, ha dichiarato il portavoce di Oxfam, Max Lawson. L'atteggiamento italiano è sotto la lente d'ingrandimento delle associazioni umanitarie per il ruolo di presidente di turno del G-8 che il nostro Paese rivestirà nel 2009.

In una classifica stilata dal centro studi sul G-8 dell'Università di Toronto, l'Italia è all'ultimo posto nel mantenimento delle promesse avanzate al summit dell'anno scorso ad Heiligendamm in Germania, mentre Luca de Fraia, di ActionAid International, ha ricordato che «a pochi giorni dall'inizio del vertice, il Governo italiano ha approvato un taglio di 170 milioni di euro a partire dal 2009 per le risorse destinate alla cooperazione internazionale».

Secondo le orgnizzazioni non governative, che hanno messo nel mirino anche Giappone e Canada, il G-8 rischia di «scivolare indietro», invece di andare avanti, proprio mentre la crisi alimentare e quella energetica acuiscono le difficoltà dei Paesi poveri dell'Africa. Secondo la Banca mondiale, per effetto del booom dei prezzi petroliferi e alimentari, il numero dei poveri nel mondo può aumentare di 100 milioni di persone, 30 milioni delle quali nella sola Africa. Gli aiuti allo sviluppo destinati all'agricoltura sono scesi dal 16% del totale nel 1980 al 4% nel 2004.

Ma il richiamo a mantenere le promesse è stato fatto anche nella direazione opposta: il G-8 vuol essere sicuro che i fondi stanziati vadano a buon fine, come ha sostenuto anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il comunicato ricorderà l'importanza della accountability dei Paesi destinatari degli aiuti.

«C'è un problema di render conto di come sono impiegati gli aiuti - ha detto Dan Price, consigliere economico del presidente degli Stati Uniti, George W.Bush - penso e spero che un accordo possa essere trovato su questo e sulla riaffermazione degli impegni finanziari da parte del G-8. Il presidente ha sottolineato la necessità che ogni membro del G-8 onori i propri impegni». Lo stesso appello è stato fatto anche dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon. «La questione del rispetto delle promesse è sentita da entrambi i lati - ha affermato il presidente della Banca mondiale, Robert Zoellick e i Paesi devono mettere in atto le proprie promesse».

Da parte delle organizzazioni non governative si sottolinea che il livello degli aiuti dei Paesi del G-8 resta lontano dallo 0,7% del Prodotto interno lordo (l'impegno preso in sede di Nazioni Unite), raggiunto invece da Paesi come la Svezia e la Danimarca. «Per i Paesi ricchi si tratta di noccioline a fronte di quello che hanno stanziato per tenere a galla le proprie banche nell'attuale crisi finanziaria - ha detto Lawson di Oxfam-ma per l'Africasi tratta di vita o di morte».

Un altro punto cruciale di discussione riguarda gli aiuti destinati alla sanità nei Paesi più poveri. A Heilingendamm il G-8 si è impegnato allo stanziamento di 60 miliardi di dollari, di cui la metà proveniente dagli Stati Uniti. Ieri a tarda ora era ancora incerta la definizione delle scadenze per l'esborso da parte degli altri Paesi.

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