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Cronaca

G8: caro-petrolio e crisi alimentare minacciano la sicurezza globale

dal nostro inviato Stefano Carrer

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8 LUGLIO 2008

TOYAKO - Viene ammessa l'esplorazione di opzioni sui pro e contro di una ipotesi su una realtà virtuale: è questo in sintesi il linguaggio del G8 per cassare l'idea forte di costruire un sistema internazionale di scorte alimentari da mettere a disposizione in casi di emergenza. Al suo posto, i leader faranno appunto gli esploratori di «opzioni su un approccio coordinato sulla gestione degli stock», inclusi «vantaggi e svantaggi di costruire un sistema "virtuale "di riserve internazionalmente coordinato per scopi umanitari». Un po' come il duca di Mantova del Rigoletto, che non diventata virtuoso, ma semplicemente «quasi spinto a virtù talor» si credeva. Se la fame è reale, per scorte virtuali si intenderebbe, secondo quanto ha spiegato Kazuo Kodama, portavoce del ministero degli Esteri giapponese, il ricorso a Internet e alle tecnologie informatiche per monitorare l'entità degli stock eventualmente disponibili.

Comunque il G-8 esprime profonda preoccupazione per i rincari che minacciano la sicurezza alimentare globale e rileva come dal gennaio 2008 si sia impegnato a fornire un totale di oltre 10 miliardi di dollari. Inoltre i leader del G8 invitano i Paesi produttori di petrolio ad aumentare la capacità di produzione e di raffinazione contro l'aumento dei prezzi. Ritengono poi «imperativo il rimuovere le restrizioni all'export alimentare», che i Paesi emergenti hanno introdotto per calmierare i prezzi interni, e vogliono quindi accelerare i negoziati Wto finalizzati a introdurre una più rigida disciplina di queste iniziative che «prolungano e aggravano la situazione». Tuttavia i Paesi che hanno stock alimentari sufficienti sono invitati a mettere a disposizioni il surplus per le nazioni bisognose, ma solo in tempi di «significativi rincari» e sempre in modo da«"non distorcere il commercio»: questa è una mezza vittoria giapponese, che risale all'assurdità per cui Tokyo, in cambio di poter mantenere dazi fino all' 800% sul riso, aveva accettato in trattative Wto di comprare quantitativi di odiato riso straniero. Senonché nei primi tempi lo regalava all'estero, suscitando le rimostranze americane. Ora il Giappone potrà donare un po' di riso straniero, invece di tenerlo a invecchiare fino a non essere più adatto all' alimentazione umana o cederlo all'industria di trasformazione.

Nel documento sull'Africa, in risposta alle forti critiche sulla mancanza di volontà nel mantenere le promesse verso i Paesi poveri, i leader del G8 affermano di essere «fermamente impegnati a lavorare per mantenere i nostri impegni sugli aiuti allo sviluppo (Oda) fatti a Gleneagles», compreso «un aumento, rispetto al 2004, con altri donatori, degli Oda all'Africa di 25 miliardi di dollari entro il 2010». Non solo: la novità è che per il periodo dopo il 2010 questi aiuti potrebbero essere aumentati, mentre in un arco di 5 anni è stata ribadita l' intesa di spendere almeno 60 miliardi di dollari per combattere le malattie come Aids, tubercolosi e malaria. Una promessa che però è stata considerata un passo indietro da una coalizione di associazioni impegnate contro Aids e malattie tropicali, in quanto l'impegno del G8 2007 era di spendere 60 miliardi "nei prossimi anni", che ora sono stati quantificati in 5 e per di più si riferirebbero a uno spettro più ampio di necessità sanitarie. Critiche anche dalla rockstar Bob Geldof, che ha presentato martedì 8 luglio ai giornalisti italiani il rapporto «Keep the G8 promise to Africa» dal quale risulta che l' Italia è il Paese più in arretrato con i suoi impegni. «Questo è un contratto» ha detto Geldof brandendo il documento del G8 di Gleanagles con la firma di Berlusconi, al quale ha lanciato un appello perché dimostri «leadership attraverso l'esempio» in vista della presidenza dell'anno prossimo del G8. Sulla stessa linea è Bono, secondo cui «Berlusconi può ancora invertire la disastrosa decisione recente di tagliare gli aiuti italiani e dare ai G8 una legittimazione sull'agenda africana».

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