Con il pesce pescato stanotte nella baia di Wakasa, sta per essere preparato il sushi del
 vincitore («katsumaki»): la cittadina di Obama, a  dispetto della scaramanzia, ha già predisposto un ampio  programma di celebrazioni in onore del senatore  dell'Illinois con il quale condivide il nome. Per  questioni di fuso orario, l'attesa dei risultati in questo  angolo del Giappone occidentale (circa 500 km a sudovest di  Tokyo) avviene sotto la luce di uno splendido sole  autunnale. Il «Museo della storia del cibo» riunisce
 molte persone che sperano, con la vittoria di Obama, in un  rilancio turistico e di immagine della loro cittadina  (32mila abitanti). L'attesa inizia al suono del compact  disk «Obama, beautiful world» rilasciato da una band il  cui capo è di queste parti, e in programma c'è anche «Oba-renja», una specie di show in costumi  («cosplay») che fa il verso al mondo delle «anime»  (l'animazione
 giapponese, che ha conquistato l'immaginario mondiale). «Abbonderanno musiche e danze hawaiane, in omaggio al lugo  di nascita di Obama» afferma Satoru Wada, che indossa una
 casacca rossa con uno stemma pro-Obama e sarà uno dei  ballerini (la maggioranza sarà però femminile). Il clou  delle celebrazioni è previsto in una serata che sarà  aperta dal responsabile dell'associazione locale dei  sostenitori del candidato democratico, Seiji Fujiwara.  Interverranno il sindaco Kouji Matsuzaki e il suo  precedessore Toshio Murakami, il primo a contattare
> l'astro emergente della politica americana: proporranno  al pubblico di formare una delegazione che si recherà a  Washington per l'insediamento del presidente, ma anche di  sottoscrivere una petizione per invitare Obama a visitare  Obama. Ospite d'onore è l'Ambasciatore del Kenia. Oltre
 alle T-shirt è in vendita una edizione speciale di  cravatte. Nessun problema per il cibo: oltre al sushi  Katsumaki, la scelta è tra gli «Obama noodles»  (spaghettini «per la pace») , gli «Obama onigiri»  (involtini di riso) e per i più americanizzanti gli  «Obama burger». Per chiudere, i tradizionali dolci  «manju», naturalmente targati Obama.