OBAMA (Giappone) – Il governo giapponese preferirebbe John McCain per la sua fama di duro nei rapporti internazionali, mentre il popolo, secondo alcuni sondaggi, sarebbe in maggioranza a favore del suo avversario. C’è però un posto in Giappone dopo la stragrande maggioranza tifa Obama: Obama. Una cittadina di 32mila abitanti nella remota provincia di Fukui, che si affaccia sul Mar del Giappone, ha lo stesso nome del candidato democratico: due ideogrammi che significano “piccola costa”. Una coincidenza insolita, anche se non è raro che nomi dell’Africa orientale abbiano assonanze molto simili a quelle della lingua giapponese (come del resto l’italiano…). Stendardi con la faccia stilizzata di Obama abbondano per il paese e “I love Obama” è diventato una specie di marchio di fabbrica, per stemmi e magliette. Ci vogliono quasi cinque ora da Tokyo per arrivarci: prima lo “shinkansen” (treno veloce) fino a Maibara, poi un espresso fino a Tsuruga, da dove si segue il cartello “FOR OBAMA” per prendere un trenino locale a binario unico (un’altra oretta). La provincia è un po’ la Belluno d’oriente (centro dell’occhialeria), ma è nota anche per la migliore carta tradizionale (washi), per i prelibatissimi granchi Echizen e perché qui c’è la più vasta concentrazione al mondo di centrali nucleari (c’è persino un reattore fast-breeding che ha avuto 4 anni fa un grave incidente). Obama è una cittadina di pescatori, ma con una storia di 1.300 anni: come porto naturale, è stata uno snodo di traffici tra il continente e le antiche capitali di Nara e Kyoto. Nell’artigianato, i suoi bastoncini laccati (per portarsi il cibo alla bocca) sono considerati i più belli: alcuni esemplari sono stati inviati l’anno scorso dal Sindaco Toshio Murakami a Barack Obama, che secondo un episodio ormai leggendario, durante una sua visita in Giappone, sarebbe stato accolto con sorpresa da un funzionario dell’immigrazione. “Obama? Io sono di Obama”. Barack ha risposto con una lettera nel febbraio di quest’anno che inneggia all’amicizia tra Usa e Sol Levante. Logico che il sindaco e un dinamico albergatore locale, Seiji Fujihara, abbiamo cavalcato l’opportunità insperata di lanciare la cittadina sulla scena nazionale e internazionale. E’ sorta l’associazione dei sostenitori di Obama e persino le “Obama Girls” che, sull’onda di un fortunato film giapponese, si sono dedicate alle danze hawaiane in omaggio alle isole che hanno dato i natali a Barack. L’Obama-mania si estende al packaging di confezioni di dolciumi, mentre la “Eniwan Brothers Band” ha lanciato un compact disk dedicato al senatore dell’Illinois. E il noto imitatore Akira Matsushita è passato dal suo pezzo forte (l’imitazioni di Junichiro Koizumi) a impersonare il candidato presidente. “Per noi è una grande opportunità - spiega Hiromi Fukihara, moglie del fratelo maggiore di Seiji, della famiglia proprietaria dell’albergo Sekumi-ya - Di recente l’economia è in calo: negli ultimi anni hanno chiuso tre hotel e molti negozi. Da quando hanno cominciato a parlare di noi, i visitatori sono un po’ aumentati. Se vince Obama, la città diventerà davvero famosa”. In una “izakaya” (fumoso bar-trattoria) del centro, gli avventori ipotizzano una visita ufficiale del presidente americano, ma i più giovani sperano piuttosto di andare loro alla Casa Bianca come ospiti speciali. Il sakè fa volare dalla prospettiva di un boomturistico a quella dell’inserimento della cittadina nell’elenco World Heritage dell’Unesco. L’appuntamento è per domani mattina alle 11 (questione di fuso orario) per attendere insieme i risultati delle elezioni presso il “Museo di storia del cibo” (Shokubunkakan): è giusto che sia così, visto che la cittadina si va un vanto del mangiare bene (soprattutto prodotti ittici). Alle 18 di sera, poi, è prevista una festa popolare. Con tante danze hawaiane.