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In Giappone tutti pazzi per Obama

di Stefano Carrer

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4 novembre 2008

OBAMA (Giappone) – Il governo giapponese preferirebbe  John McCain per la sua fama di duro nei rapporti  internazionali, mentre il popolo, secondo alcuni sondaggi,  sarebbe in maggioranza a favore del suo avversario. C’è però un posto in Giappone dopo la stragrande maggioranza  tifa Obama: Obama. Una cittadina di 32mila abitanti nella  remota provincia di Fukui, che si affaccia sul Mar del  Giappone, ha lo stesso nome del candidato democratico: due  ideogrammi che significano “piccola costa”. Una  coincidenza insolita, anche se non è raro che nomi  dell’Africa orientale abbiano assonanze molto simili a  quelle della lingua giapponese (come del resto  l’italiano…). Stendardi con la faccia stilizzata di  Obama abbondano per il paese e “I love Obama” è  diventato una specie di marchio di fabbrica, per stemmi e  magliette. Ci vogliono quasi cinque ora da Tokyo per  arrivarci: prima lo “shinkansen” (treno veloce) fino a  Maibara, poi un espresso   fino a Tsuruga, da dove si segue il cartello “FOR  OBAMA” per prendere un trenino locale a binario unico  (un’altra oretta). La provincia è un po’ la Belluno  d’oriente (centro dell’occhialeria), ma è nota anche  per la migliore carta tradizionale (washi), per i  prelibatissimi granchi Echizen e perché qui c’è la più  vasta concentrazione al mondo di centrali nucleari (c’è  persino un reattore fast-breeding che ha avuto 4 anni fa un  grave incidente). Obama è una cittadina di pescatori, ma  con una storia di 1.300 anni: come porto naturale, è stata  uno snodo di traffici tra il continente e le antiche  capitali di Nara e Kyoto. Nell’artigianato, i suoi  bastoncini laccati (per portarsi il cibo alla bocca) sono  considerati i più belli: alcuni esemplari sono stati  inviati l’anno scorso dal Sindaco Toshio Murakami a Barack  Obama, che secondo un episodio ormai leggendario, durante  una sua visita in Giappone, sarebbe stato accolto con   sorpresa da un funzionario dell’immigrazione. “Obama?  Io sono di Obama”. Barack ha risposto con una lettera nel  febbraio di quest’anno  che inneggia all’amicizia tra  Usa e Sol Levante. Logico che il sindaco e un dinamico  albergatore locale, Seiji Fujihara, abbiamo cavalcato  l’opportunità insperata di lanciare la cittadina sulla  scena nazionale e internazionale. E’ sorta  l’associazione dei sostenitori di Obama e persino le  “Obama Girls” che, sull’onda di un fortunato film  giapponese, si sono dedicate alle danze hawaiane in omaggio  alle isole che hanno dato i natali a Barack. L’Obama-mania  si estende al packaging di confezioni di dolciumi, mentre la  “Eniwan  Brothers Band” ha lanciato un compact disk  dedicato al senatore dell’Illinois. E il noto imitatore  Akira Matsushita è passato dal suo pezzo forte  (l’imitazioni di Junichiro Koizumi) a impersonare il  candidato presidente. “Per noi è una grande opportunità  - spiega   Hiromi Fukihara, moglie del fratelo maggiore di Seiji,  della famiglia proprietaria dell’albergo Sekumi-ya - Di  recente l’economia è in calo: negli ultimi anni hanno chiuso tre hotel e molti negozi. Da quando hanno cominciato  a parlare di noi, i visitatori sono un po’ aumentati. Se  vince Obama, la città diventerà davvero famosa”. In una  “izakaya” (fumoso bar-trattoria) del centro, gli  avventori ipotizzano una visita ufficiale del presidente  americano, ma i più giovani sperano piuttosto di andare  loro alla Casa Bianca come ospiti speciali. Il sakè fa  volare dalla prospettiva di un boomturistico a quella  dell’inserimento della cittadina nell’elenco World  Heritage dell’Unesco. L’appuntamento è per domani  mattina alle 11 (questione di fuso orario) per attendere  insieme i risultati delle elezioni presso il “Museo di  storia del cibo” (Shokubunkakan): è giusto che sia così,  visto che la cittadina si va un vanto del mangiare bene   (soprattutto prodotti ittici). Alle 18 di sera, poi, è  prevista una festa popolare. Con tante danze hawaiane.

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