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La strada del negoziato multilaterale è indispensabile per la politica globale a cui Obama è atteso: esiste un legame per esempio tra tutela dell'ambiente, nuove politiche energetiche, rilancio delle economie, ricerche nucleari e cooperazione contro la proliferazione delle armi. Un legame che richiede un'architettura politica molto complessa, ma in cui obiettivi interni e cooperazione globale sono indispensabili l'uno all'altro.
Quanto alla protezione dei posti di lavoro americani vi sono strade più efficaci delle discriminazioni doganali, a cominciare dalla cooperazione fiscale internazionale, fino a sistemi di welfare che rendano sopportabili i disagi dei lavoratori colpiti dalle trasformazioni economiche globali e facilitino quindi il dinamismo delle economie. Un disegno sociale che ricorda quello europeo, ma che può beneficiare della libertà di iniziativa, del dinamismo sociale e della qualità dell'istruzione americana. Infine la cooperazione monetaria con la Cina ricostruirebbe un rapporto tra il maggiore creditore e il maggiore debitore del mondo che, come fa notare l'economista Mario Noera, era una delle basi sulle quali fu costruito l'accordo di Bretton Woods. Anche in campo monetario, la rinuncia all'unilateralismo offrirebbe i vantaggi di una migliore disciplina alla società americana. Gli interessi americani e quelli globali sembrano ancora poter convergere.
C'è dunque una straordinaria opportunità dietro la comparsa sul palcoscenico della politica del primo credibile testimone dell'era della globalizzazione. Agli europei spetta il compito storico di aiutarlo a uscire dalla banale alternativa tra dare una soluzione globale alla crisi americana o dare una soluzione americana alla crisi globale e costruire invece un progetto ambizioso di governance globale.