Come tavola rotonda sull'economia non è stata propriamente intima: Barack Obama ha raccolto ieri a Lake Worth in Florida addirittura 1.700 persone per discutere delle sue riforme con accademici e industriali che lo appoggiano nella sua corsa alla Casa Bianca. Con loro - e con la vera star della giornata, Paul Volcker, 81 anni, leggendario governatore della Fed - ne ha approfittato per rispondere a duri attacchi di John McCain giunti poche ore prima proprio sul fronte economico.
McCain aveva bersagliato Obama sull'economia durante un talk show della Cbs per reagire a sondaggi che lo davano in svantaggio sulla gestione della crisi finanziaria. «L'economia - ha detto McCain - è un punto di forza per i repubblicani e per la mia campagna. Ascoltate bene: il punto focale della nostra campagna è l'economia». McCain ha puntato su tre tematiche per attaccare Obama: i suoi aumenti fiscali andranno a colpire un po' tutti e non solo i più ricchi; la promessa di Obama di usare il Governo per redistribuire la ricchezza è un principio anti-americano; e, infine, l'inesperienza del suo concorrente.
In effetti da una parte McCain gode dell'80% del consenso degli amministratori delegati delle grandi aziende americane, mentre Obama ha soltanto il 20. Ma Obama è riuscito lo stesso a raccogliere donazioni di alti dirigenti industriali e imprenditori. Proprio ieri un editoriale del Wall Street Journal ricordava che il candidato democratico è un esponente della sinistra del partito, che i democratici potrebbero guadagnare altri 60 seggi in Congresso e avere così la possibilità di approvare qualunque progetto di legge di nuove spese assistenziali a danno del mondo degli affari. Da un'analisi del New York Times, risulta che la raccolta record di 150 milioni di dollari di settembre è stata possibile anche grazie a importanti donazioni che hanno aggirato i limiti individuali: ben 600 persone hanno scritto assegni di almeno 25mila dollari a suo favore contro i 200 a favore di McCain.
In questo contesto, Obama da Lake Worth ha sguinzagliato Volcker, il vero artefice della vittoria contro l'inflazione galoppante di fine anni Settanta/inizio anni Ottanta, uno dei grandi vecchi dell'economia americana che criticò più volte gli eccessi del mercato e la poca trasparenza di strumenti finanziari come i derivati: «Questa crisi mi ha davvero sopraffatto - ha detto Volcker - e lancia una sfida difficilissima e ingenerosa al prossimo presidente americano. Non avrei mai pensato di vedere le banche più grandi negli Stati Uniti e in Europa ricorrere all'aiuto dello Stato per andare avanti». Secondo Volcker, la sfida per il prossimo presidente sarà quella di gestire questo periodo con un unico obiettivo: riprivatizzare del tutto le istituzioni bancarie. «Come riprivatizzarle? Dobbiamo ricostruire il sistema dal basso, dalle fondamenta, in modo che l'economia non sia mai più minacciata dai fallimenti a Wall Street».
Obama aveva conosciuto Volcker attraverso il suo principale consigliere economico Austan Goolsbee, 39 anni, professore a Chicago. È stato Volcker a consigliare Obama di sottoscrivere il pacchetto da 700 miliardi di dollari presentato dal segretario al Tesoro Henry Paulson. E Obama ha accettato subito il suo consiglio. Volcker è per lui un asso nella manica non solo perché rafforza la credibilità del suo circolo economico, che include fra gli altri il finanziere Warren Buffett ed Eric Schimidt, l'amministratore delegato di Google, anche lui alla tavola rotonda di ieri, ma perché si dice che potrebbe diventare all'inizio del mandato il suo segretario al Tesoro. Un'idea che non potrà che piacere ai mercati.
