24 gennaio 2009 - Fiume Mesen 65°N 44°E - Se ce c'è che una cosa che una spedizione polare non sopporta è il caldo. Certo tutto è relativo e per parlare di caldo a 5-6 gradi sotto lo zero bisogna già avere già mentalmente la testa in Russia, e anche le ruote. Oltre ragiona così, e dopo aver spinto bene in direzione nord-est per tutta la giornata di giovedì, e per buona parte di ieri la colonna della spedizione italiana, composta da 4 fuoristrada Massif 4x4 e da due Daily articizzati nella versione 4x4, ha iniziato a litigare con un terreno che sembra aver tanta voglia di inghiottirli.
La rotta più veloce
La rotta d'altra parte parla chiaro: la linea più più simile ad una retta tra il porto di Arcangelo e quello affacciato sul Mare di Barents di Naryn Mar (la "città rossa" nella lingua della popolazione indigena neneta) passa per la cittadina di Mesen, 3000 abitanti sul fiume omonimo al confine orientale del distretto. Gianni Maccagni, vice-capo spedizione di Oltre ci racconta al telefono di come l'innalzamento repentino della temperatura (erano -24°C mercoledì) abbia complicato le cose. "Abbiamo viaggiato benissimo fino a pochi chilometri al fiume ma quando ci siamo avvicinati al bacino del fiume Mezen abbiamo scoperto di avere di fronte a noi una palude che in alcuni punti non era nemmeno gelata. Per puntare direttamente a nord-est lunga la rotta più diretta verso Naryan Mar abbiamo bisogno di un terreno duro e gelato che possa sostenere i nostri mezzi".
Il mondo rovesciato
Insomma, il beneficio di un clima meno rigido si paga immediatamente, e con gli interessi, con un ritardo sulla tabella di marcia. In questo mondo rovesciato del Grande Nord tutto è orientato al gelo. Il confine dei zero gradi è la zona grigia, il punto di contatto con il nostro mondo del sud. Noi soffriamo le gelate improvvise e la neve in pianura, a nord invece è una temperatura invernale troppo alta a mandare in titlt il sistema. D'altra parte, proprio com'è sempre stato fin da quando in quelle terre si muovevano solamente i samoiedi allevatori di renne, un picco di "caldo" durante l'inverno blocca pattini e ruote facendoli affondare in un pantano che può diventare una trappola. Con l'aiuto della guardia fluviale che pattuglia la sponda del fiume la spedizione raccoglie elementi per scegliere: provare a spingere in avanti lungo la rotta più breve a rischio di finire intrappolati oppure risalire il corso del fiume cercando un passaggio sicuro che potrebbe costare centinaia di chilometri in più. Nel prossimo aggiornamento conosceremo la scelta fatta .
Oltre il fiume Mesen
Oltre il fiume si apre sotto le ruote di Oltre una regione nuova, vastissima. E' l'estremo frammento nord-orientale dell'Europa geografica che si spegne agli Urali. E' un distretto autonomo chiamato Nenetia, come il termine scelto da chi la abita da migliaia di anni per identificarsi, a dispetto di quello di Samoiedi che i russi imposero alla letteratura esplorativa fin dal XVI secolo. In una condizione che ricorda quella delle popolazioni originarie del canada settentrionale, i Neneti sono i padroni solo sulla carta. Eredi di un mondo basato sull'allevamento delle renne, sono oggi 40mila persone divise tra i Khandeyar della foresta e i Neneti della tundra che vivono a nord. Proprio questi ultimi, che tra le popolazioni aborigene dell'Artico sembravano le meno esposte ai cambiamenti, sono invece entrati con il XX secolo nel turbine del cambiamento. Naryan Mar, la loro piccola capitale sul fiume Pechora, è nata con i russi per sfruttare i giacimenti di carbone e oggi è il punto di lancio per i giacimenti off-shore gestiti dal gigante energetico LuKoil. Ma questa è un'altra storia, e in mezzo per adesso c'è un fiume.
