Due mesi di viaggio attraverso il nord-est dell'Europa fino all'estremo confine geografico degli Urali per la spedizione di Oltre. Migliaia di chilometri lungo piste innevate facendo i conti con la neve, il ghiaccio e l'imprevedibile inverno, che può essere durissimo quando il termometro precipita sotto i -40°C ma anche pericolosamente mite, quando si rialza bruscamente fino ai limiti dello zero termico e scioglie letteralmente le strade di ghiaccio sotto le ruote dei mezzi. Nel nord della Russia e lungo tutta la costa siberiana non esistono strade perché sarebbe impossibile costruirle – se non per brevi tratti – su un terreno formato in gran parte da paludi. E' proprio l'inverno e il fredddo intenso a rendere stabile, per qualche mese, un terreno altrimenti in costante movimento. Ed è il ghiaccio che permette di attraversare fiumi di enorme portata e larghezza che si pongono uno dopo l'altro come sbarramenti sulla via di nordest.
I conti del freddo
I russi fanno da sempre i conti con le condizioni climatiche del loro mondo, e così hanno imparato che è impossibile costruire un grande ponte per superare un fiume che verrà spazzato dalla piena. Meglio evitare il fiume durante la primavera, attraversarlo con chiatte o traghetti durante l'estate e, quando arriva l'inverno, stendere una fila di pontoni e lasciare che il freddo li cementi bloccandoli l'uno con l'altro fino a quando diventa possibile attraversarli. In queste ore, Oltre cerca di passare gli Urali lungo una pista lunga militare di 350km che il governo russo ha reso accessibile alla carovana italiana. Prossimo obiettivo la Siberia occidentale e il bacino dell'Ob, un'area di quasi 3milioni di chilometri quadrati attraversati dal corso del fiume lungo 3.650km.