Chi ha scoperto l'America? Dipende: se è lunedì, l'ha scoperta Cristoforo Colombo, "great explorer from Genoa". Ma se è martedì, il merito va a Leif Erikson (alias Ericsson), un vichingo "figlio dell'Islanda e nipotino della Norvegia" che attraversò l'Atlantico nel 992, cinque secoli prima del genovese. Questa opinione a geometria variabile è di George W. Bush, che nella settimana corrente si trova a celebrare due feste nazionali antagoniste, il "Colombus day" e il "Leif day", dedicate ai due scopritori rivali del Nuovo Mondo.
Qualcosa di simile accade tutti gli anni, ma stavolta l'incongruenza è più evidente, perché le due scadenze ricorrono a distanza di appena 24 ore l'una dall'altra. Infatti il Leif day si celebra sempre il 9 ottobre, mentre il Columbus day, che ha data variabile (il secondo lunedì del mese), quest'anno cade esattamente un giorno prima, l'8. Senza alcun imbarazzo, giovedì 4 ottobre Bush ha firmato in contemporanea la proclamazione delle due feste, ricorrendo ad acrobazie lessicali per non sbilanciarsi a favore di nessuno dei due "scopritori".
Infatti il documento della Casa Bianca non dice apertamente che Colombo scoprì l'America, ma che "aprì nuove frontiere di esplorazione" e che "delineò i destini del Nuovo Mondo". Quanto a Leif, lo qualifica come "uno dei primi europei a raggiungere il Nordamerica". Dietro queste perifrasi bizantine c'è la preoccupazione di non urtare nessuna componente dell'elettorato Usa: il Columbus day è la festa per eccellenza degli italo-americani, mentre il Leif day è molto sentito nel Midwest, dove abbondano i cittadini di origine scandinava.
Ma, al di là delle diplomazie del presidente, ormai gli storici sono concordi: che i Vichinghi siano arrivati in America prima di Colombo, nessuno lo contesta più. Oggi dei loro sbarchi ci sono prove archeologiche (vedi box), ma la storia dei primi viaggi transatlantici era già scritta in due saghe (dette "dei Groenlandesi" e "di Eric il Rosso"), fino agli Anni '60 prese sottogamba come leggende. Quei testi narrano la storia vera di una famiglia norvegese, emigrata in Islanda e poi in Groenlandia, il cui capo si chiamava appunto Eric il Rosso.
Anche se Bush si è dimenticato di citarla, fu proprio la Groenlandia la "rampa di lancio" dei pionieri vichinghi. Oggi l'unico interrogativo rimasto non è se, ma quanti di loro raggiunsero il Nuovo Mondo. Stando alle saghe, il primo ad avvistare le coste americane non fu Leif, ma un suo compatriota, Bjarni Herjólfsson, che forse nel 986, mentre navigava in altura fra Islanda e Groenlandia, fu spinto fuori rotta per giorni e giorni e finì al largo di un Paese ignoto (il Labrador?). Non sbarcò: girò la prua, tornò a casa e riferì la sua avventura.
Fu proprio quel racconto a incuriosire il famoso Leif, che sei anni dopo acquistò la nave di Bjarni, salpò verso ovest e sbarcò in tre località, che chiamò Helluland (oggi Baffin), Markland (oggi Labrador) e Vinland (oggi Terranova). Il suo fu solo un mordi-e-fuggi, ma negli anni seguenti altri Vichinghi tentarono di insediarsi stabilmente in America. Nel 993 ci provò Thorvald Ericsson, fratello di Leif, che arrivò nel Vinland con 30 uomini e vi rimase fino al 995, quando morì in uno scontro con gli Skrælingar, nome vichingo degli indigeni.
Il tentativo più serio di colonizzare il Nuovo Mondo fu comunque un altro, messo in atto nel 1009-1010 da tale Thorfinn Karlsefni, che portò oltre l'Atlantico tre navi, 160 uomini e un numero imprecisato di donne. Fu durante quella spedizione che venne al mondo il primo euro-americano della storia. Nome: Snorri Thorfinnsson. Padre: il capo-spedizione. Madre: ignota. Luogo di nascita: una località di Terranova che i Vichinghi chiamavano Straumfjörd (Fiordo della Corrente). Data di nascita: un giorno di primavera del 1010.
Alla luce di tutto ciò, la qualifica di "scopritore dell'America", attribuita a Colombo, acquista i connotati di una pura e semplice montatura mediatica: già secoli prima dello sbarco di "don Cristobal" a San Salvador, nell'Atlantico del Nord era tutto un va-e-vieni di navi scandinave. E già 441 anni prima che il genovese nascesse (1451), nell'attuale Canada aveva visto la luce almeno un bambino di sangue europeo. Anzi, forse i bambini furono di più, perché la spedizione di Thorfinn non fu l'unica a trasportare oltreoceano delle donne.
A conti fatti, al navigatore genovese resta un solo primato: fu il suo sbarco e non quello di Leif Ericsson a dare il via alla colonizzazione europea dell'America. La notizia della scoperta vichinga, infatti, rimase limitata a una cerchia ristretta e non diede vita a insediamenti stabili (ma c'è qualche dubbio, vedi box): stando alle conoscenze attuali, infatti, pare che i pionieri vichinghi siano rimasti nel migliore dei casi due-tre anni. I viaggi di Colombo, invece, diedero il via a un terremoto demografico e geo-politico che cambiò la storia del mondo.
Ma, a parte questo, difficilmente Leif riuscirà a scalzare il mito di Colombo, anche per un'altra ragione. Infatti l'esploratore vichingo era nato in una famiglia di fuorilegge: suo nonno Thorvald era un temuto bandito dello Jæren (Sud-ovest della Norvegia); idem suo padre, Eric il Rosso, che fuggì in Islanda e poi in Groenlandia perché ricercato per omicidio; e una sua sorellastra, Freydis, assassinò almeno due persone. Difficilmente l'America riuscirà a riconoscersi in "avi" che, se vivessero oggi negli Usa, finirebbero sulla sedia elettrica.