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I problemi aumentarono poi quando suo figlio teenager iniziò a vestirsi e comportarsi secondo i modelli occidentali. L'influsso della televisione della Germania occidentale che negli anni 80 arrivava anche nelle case di Berlino Est, spinse il figlio di Hagen Koch, come molti altri, a ribellarsi ad ogni imposizione del regime. I capelli lunghi e i jeans stracciati erano mode incompatibili con il modello di uomo socialista a cui ogni cittadino avrebbe dovuto ispirarsi. Il ragazzo venne più volte richiamato dal Partito e infine incarcerato. Intanto Koch dopo essere stato licenziato finì a lavorare per un istituto che si occupava di restauro e tutela monumentale.
Arriva il giorno che sarebbe passato alla storia: il 9 novembre 1989. "L'uomo del Muro" nei mesi successivi allo smantellamento, osservando con quanta smania, gli ex membri del Partito vogliono cancellare ogni traccia, tenta di recuperare dagli uffici statali e dalla spazzatura documenti e foto di indiscutibile valore storico. Nel 1994 Koch decide di fondare un archivio sul Muro. Viene coinvolto nella elaborazione di reportage televisivi per varie emittenti tedesche e partecipa come relatore a conferenze sulla storia della Germania. Iniziano però le polemiche. «Per l'Ovest rimarrò sempre un uomo della Stasi. E con questo tipo di uomini non si discute; sono infangato a vita. Per la Stasi invece sono un traditore». La sua agenda vedo che è zeppa di appuntamenti. Sembra che siano in molti a cercarlo.
E mentre racconta tutto questo in uno stanzino del Museo di Check Point Charlie, fuori è un via vai di turisti e un susseguirsi di negozi di souvenir della tipologia più kitsch e azzardata. Koch è preoccupato: "Di quel periodo molti vogliono ricordare gli aspetti più divertenti e romantici e tralasciare i molti negativi. Ma caspita, aggiunge, il Muro era una cosa orribile, non dimentichiamolo".
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