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Il Muro sul grande schermo: filmografia sulla città divisa

di Cesare Balbo

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29 ottobre 2009


Al Parco del Muro (Mauer Park) che confina con la cosiddetta "striscia della morte", l'antico confine tra Berlino Est e Ovest, sopravvive un breve tratto del Muro trasformato in una grande tela per artisti. In occasione del ventennale usiamo quel che resta della barriera abbattuta come tela dove proiettare film che raccontano l'evoluzione di Berlino. Una location spesso utilizzata per ambientarvi film, ben due dal grande Billy Wilder. Europeo di nascita, austro-ungarico, ma americano di adozione, con tono da commedia racconta dapprima la divisione della città fra le quattro superpotenze, al termine della Seconda Guerra Mondiale, in "Scandalo Internazionale"(1948) .

Tredici anni dopo gira "Uno, due, tre" ambientato poco dopo la costruzione del Muro,Agosto 1961, una satira sociale che non risparmia nessuno: dai tedeschi nostalgici del nazismo agli americani accecati dal mito del denaro.

I Sessanta sono gli anni delle Guerra Fredda e Berlino diventa il set ideale per film di spy-story. Tratto dall'omonimo libro di un classico dello spionaggio narrativo quale John Le Carré "La spia che venne dal freddo" (1965) all'epoca venne lanciato come la risposta ai film di Bond. Diretto da Martin Ritt con Richard Burton, Premio Donatello come miglior attore straniero e nomination all'Oscar, nel ruolo di Alec Leamas un agente segreto britannico dai pochi effetti speciali in missione nella ex DDR.

Anche un maestro di intrighi internazionale come Hitchcock vi ambienta "Il sipario strappato"(1966) con Paul Newmann nei panni di un fisico americano che a Copenhagen in un congresso internazionale annuncia di voler passare a lavorare con gli scienziati d'oltre cortina. Una decisione che nasconde l'intenzione di fare il doppio gioco: vuole introdursi nei santuari nucleari dell'Est per carpirne i segreti a vantaggio degli Usa.

Fino all'anno prima del crollo del muro Berlino resta la capitale dello spionaggio internazionale, un cliché ripreso da " Berlino opzione zero" (1988) di Leo Penn col figlio Sean Penn, nell'unico film fatto insieme. Ma c'è un altro tipo di spionaggio quello di "Le vite degli altri", come mostra Florian Henckel von Donnersmarck nel film Oscar 2007. Nella Berlino Est del 1984 la Stasi, la polizia di Stato, spiava e controllava i cittadini della DDR come nella vicenda del Capitano Gerd Wiesler, un fedele burocrate della causa comunista, incaricato di sorvegliare un noto drammaturgo. Ma l'intercettazione sortirà l'effetto di coinvolgere Wiesler come complice discreto della vita dello scrittore tanto che il Capitano abiura una fede politica incompatibile con l'umanità e la compassione.

Resta tuttavia l'invasività nella privacy dei berlinesi orientali, come testimoniato dagli archivi della Stasi, che rende l'idea di come solo oltre il Muro si vedesse lo spazio alla loro libertà limitata. Insomma è l'immagine de "Il cielo diviso" come titola il film di Konrad Wolf tratto dal romanzo omonimo della scrittrice Christa Wolf. Realizzato nella Repubblica Democratica Tedesca nel 1963, fu il primo film a registrare il trauma e riflettere sul senso della costruzione del muro. Non è una spy ma una storia di amore ambientata nel fatidico Agosto del '61 tra Rita e Manfred, un giovane chimico che decide di trasferirsi a Berlino Ovest dove Rita va per incontrarlo per l'ultima volta alla vigilia della traumatica divisione della città. Un trauma che Totò riesce a elaborare nella risata in "Totò e Peppino divisi a Berlino" di Giorgio Bianchi che va letto anche come allusione ad un'altra divisione, di tipo artistico: quella dei Fratelli De Filippo.

E' di Bottcher il primo documentario "Die Mauer" (1990) sulla svolta epocale del 9 Novembre 1989. Asciutto, senza fiction, testimonia ciò che successe a Berlino nei mesi successivi sullo slancio del vibrante concerto al violoncello di Rostropovich in occasione dell'abbattimento. Le parole del maestro "la mia vita è cambiata del tutto già il giorno dopo la caduta" risuonano nel docufilm come espressione dello spirito dei berlinesi convinti che prima o poi tutti i muri cadono.

E' l'addio collettivo al totalitarismo dell'Urss, un "Good Bye Lenin!", titolo del film di successo di Wolfgang Becker, costato meno di cinque milioni di euro con incassi otto volte superiori solo in Germania. Nelle storia della fervente socialista Christiane, che al risveglio da un coma lungo otto mesi trova il mondo letteralmente cambiato, non c'è più un muro a dividere il Paese ormai avviato alla riunificazione sotto un governo post-socialista, è implicita la metafora di una vera rinascita. Un nuovo inizio sotto un unico "Cielo sopra Berlino" come auspicato e annunciato nell'87 dagli angeli di Wenders nel film che gli è valso il premio a Cannes per la miglior regia. Tra i tanti incontri nell'angelico girovagare c'è quello dell'angelo Cassiel che segue un uomo anziano in cerca in cerca di Postdamer Platz. Non la trova, al suo posto c'è uno spiazzo di terra battuta, una specie di terra di nessuno ma trova un Muro coperto di coperto di graffiti, una visione che diventerà realtà al Mauer Park.

L'Auditorium Stensen di Firenze ospita fino al 10 Novembre la Rassegna cinematografica dedicata alla storia di Berlino dal titolo "Un cielo diviso".

29 ottobre 2009
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