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La controrivoluzione sessuale in Iran

di Sara Hejazi

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2 luglio 2009

Se l'Islam fin dalle origini non cercava affatto di svalutare o di negare la sessualità, ma anzi, le attribuiva un'importanza rilevante, investendola di un carattere di trascendenza e conferendole secondo una peculiare prospettiva islamica il ruolo di fonte di gioia e di porta di accesso al paradiso, la re interpretazione e imposizione dell'Islam in tempi moderni come forza politica totalizzante nella Repubblica Islamica d'Iran ha fatto della sessualità una fonte costante di ansia e tensione e, come è evidente oggi, un ulteriore motivo di scontento e di rivolta per i giovani.

La paura del sesso e la dissimulazione sessuale in Iran
In Iran i giovani non sono scesi in piazza solo per sostenere il candidato riformista Mussavi e reclamare il proprio voto; scendere in piazza, gridare "allahu akbar" sui tetti delle case, lanciare pietre, correre, significa anche sovvertire l'ordine costituito, un ordine che non rispecchia solo un'ideologia politica dalla quale si sentono esclusi, ma che rappresenta il controllo totalitario di ogni aspetto della loro vita e soprattutto della loro sessualità.
Per la religione islamica il sesso lecito, cioè praticato tra uomo e donna legati dal vincolo matrimoniale (nikah) è un obbligo e un dovere, uno strumento per compiere appieno il percorso spirituale; l'importanza del sesso nell'Islam è legata alla rigidissima separazione tra i sessi, concepiti come esseri complementari ma paralleli, separati in universi dicotomici che si re-incontrano e si realizzano nell'atto di amore e di procreazione. La tenda che nelle moschee separa i musulmani dalle musulmane simboleggia questa complementarietà che alterna l'unione alla separazione, ciò che è proibito a ciò che è lecito, ecc.
Ma la tenda che separava i generi è stata strappata in Iran già alla fine dell'Ottocento, e da allora la definizione della sessualità, del lecito e del femminile e maschile è andata articolandosi secondo un confronto/conflitto con il modello occidentale, percepito a volte come minaccioso per la propria identità, altre volte come ineluttabile destino, altre volte come modello da imitare, altre volte come unica speranza. Comunque fosse, l'ansia sessuale dell'Iran moderno ha caratterizzato ogni battaglia, ogni conquista e ha mosso ogni profondo cambiamento politico della nazione attraverso tutto il Novecento, e lo sta muovendo soprattutto oggi.

La rivoluzione khomeinista del 1979 per esempio, al di là del suo significato politico, religioso e sociale, è stata soprattutto una rivoluzione sessuale. Per la prima volta nella storia d'Iran i giovani di entrambi i sessi avevano violato il tabù della separazione nello spazio pubblico unendosi straordinariamente nelle strade per rovesciare il regime. La novità dell'attività politica poi rendeva a-sessuati i contatti tra uomo e donna che si percepivano anche secondo relazioni di tipo ideologico/politico e non esclusivamente secondo relazioni di tipo erotico/sessuale.
La svolta integralista in senso religioso del governo di Khomeini ha, dopo la rivoluzione, represso l'energia sessuale e soprattutto le nuove concezioni nei rapporti tra i generi che avevano preso piede durante le rivolte, imponendo un modello sessuale che si discostava sia dall'Islam delle origini che, naturalmente, dai costumi "lascivi e decadenti" dell'Occidente.
Si trattava di un controllo costante della sessualità degli iraniani da parte del governo: questo controllo non era solo rappresentato dall'imposizione di norme rigide sull'abbigliamento e sulla condotta morale nello spazio pubblico ma dal ripristino di una mentalità in cui il sesso, e soprattutto la sessualità femminile, venivano paradossalmente de-sacralizzati per diventare di dominio delle forze del governo, uno spauracchio utilizzato per controllare soprattutto i più giovani.

Così la paura del sesso e la dissimulazione sessuale sono divenuti sensazioni e pratiche quotidiane, condivise dalla gioventù iraniana, specialmente dalle giovani donne nate dopo la rivoluzione.: per "paura del sesso" si intende la valenza fondamentalmente negativa data all'atto sessuale in sé, che genera una sorta di rifiuto sessuale anche dopo il matrimonio; per "dissimulazione sessuale" si intende il consueto ricorso alla chirurgia estetica per ricostruire la verginità in vista di un fidanzamento che prelude al matrimonio.
Così per esempio può accadere che una giovane chadorì (chi indossa il velo più tradizionale) abbia sì rapporti sessuali prima del matrimonio, ma vissuti con un'ansia tale da spingerla a ricorrere alla ricostruzione dell'imene immediatamente dopo.
La possibilità di essere arrestati per trovarsi insieme senza essere sposati è un'ulteriore fonte di ansia nei rapporti tra i generi. Anche se, soprattutto nei grandi centri urbani come Teheran, i giovani hanno escogitato mille modi diversi per ripensare la propria sessualità liberandola, in parte, dalle ansie legate alla repressione, il controllo della repubblica islamica sul sesso ha senza dubbio esercitato una pressione sulla popolazione giovanile simile al coperchio di una pentola a pressione.

  CONTINUA ...»

2 luglio 2009
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