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Task force per l'auto Usa

di Marco Valsania

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17 febbraio 2009

Non sarà uno "zar" a guidare la ristrutturazione dell'auto americana. Sarà, invece, una task force interministeriale capitanata da due esponenti di primo piano dell'amministrazione di Barack Obama, il super-consigliere economico Larry Summers e il Segretario al Tesoro Tim Geithner.
Summers avrà il comando della speciale commissione, mentre compito di Geithner, già impegnato nei sempre più costosi salvataggi delle banche, sarà la gestione dei soccorsi finanziari a Detroit. I due verranno coadiuvati da un esperto di riorganizzazioni aziendali e relazioni con sindacato e investitori, Ron Bloom.
La task force per l'auto americana avrà l'immediato incarico di esaminare le strategie di sopravvivenza preparate dai colossi dell'auto per assicurarsi gli aiuti governativi: oggi General Motors e Chrysler, che insieme hanno già ottenuto 17,4 miliardi di dollari di prestiti, sono tenute a dimostrare al Tesoro di meritarseli, depositando piani che contengano drastiche riduzioni dei costi e progetti di rilancio.
General Motors, in particolare, dovrebbe porre al Governo il dilemma tra nuovi aiuti per il suo risanamento e la prospettiva di amministrazione controllata. Chrysler, da parte sua, ha raggiunto un accordo con Fiat per cedere una quota del 35% in cambio di tecnologia. La partnership, però, richiede il continuo sostegno pubblico e Chrysler dovrebbe presentare al Governo opzioni che comprendono sia il suo successo che i rischi di una cancellazione dell'intesa.
Sotto il profilo industriale i piani di Gm e Chrysler dovrebbero mettere nero su bianco chiusure di impianti, tagli dei concessionari, riduzioni di marchi e l'eliminazione di migliaia di posti di lavoro su scala internazionale. Soltanto nei giorni scorsi General Motors ha annunciato che sono in arrivo oltre diecimila licenzamenti.
A dicembre il Tesoro, quando ancora era in carica l'amministrazione Bush, aveva concesso a Gm fino a 13,4 miliardi e a Chrysler 4 miliardi per evitare il loro collasso. E le due case automobilistiche avevano accettato di mettere a punto convincenti piani di lungo periodo proprio entro oggi, in consultazione con sindacati e creditori. Questi piani dovrebbero fornire la base per ulteriori negoziati tra le parti e il Governo Obama che producano accordi definitivi entro fine marzo. Se giudicati adeguati, permetteranno alle aziende di non ripagare in aprile i prestiti iniziali e, soprattutto, di invocare ulteriore assistenza.
La richiesta totale di Gm, compresi i fondi già ottenuti, secondo indiscrezioni, potrebbe superare i 18 miliardi di dollari, quella di Chrysler i sette miliardi. La crisi del settore, infatti, continua ad aggravarsi: in gennaio le vendite in Nordamerica sono cadute ai minimi da 27 anni.
«Il presidente è consapevole dell'importanza del settore auto» ha dichiarato ieri un consigliere di Obama. Per questo ha creato la task force: con Summers e Geithner ne faranno parte funzionari del ministero del Lavoro, dei Trasporti, del Commercio, dell'Energia e della Protezione ambientale.
La Casa Bianca potrebbe in futuro decidere di nominare uno zar dell'auto: il candidato più quotato è finora il finanziere Steven Rattner, del gruppo di private equity Quadrangle, che è stato già consultato durante la crisi. Al momento, però, l'amministrazione si è accontentata di arruolare dall'esterno Bloom: laureato a Harvard, dal 1996 è consigliere della United Steelworkers Union, il sindacato dei metalmeccanici. In precedenza era però stato banchiere d'investimento, per Lazard. E durante la sua carriera è stato protagonista di difficili trattative su fusioni e riorganizzazioni di acciaierie, tra cui la Wheeling-Pittsburgh.
Le difficoltà non mancano nella riorganizzazione dell'auto. Gm e sindacato la scorsa settimana avevano interrotto i negoziati, poi ripresi domenica sera: la rottura era avvenuta sulla proposta dell'azienda di sostituire con titoli i pagamenti in contanti in un fondo di assistenza sanitaria per i pensionati. Gm sta inoltre conducendo dure trattative per uno scambio tra obbligazioni e azioni che riduca un indebitamento da 35 miliardi.

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