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Piano d'attacco da 275 miliardi

dal nostro corrispondente Mario Platero

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19 febbraio 2009

Questa volta il presidente è sceso in campo in prima persona. È stato lui a presentare un programma di aiuti, annunciando ieri a Mesa, un paesino dell'Arizona vicinissimo a Phoenix, l'atteso progetto di aiuti, 275 miliardi di dollari complessivi, per i proprietari di case in difficoltà. Il programma ha superato le aspettative ed è molto aggressivo nelle proposte di ristrutturazione. Barack Obama ha promesso aiuti in tempi brevi per nove milioni di americani che potranno contare sia su 75 miliardi di dollari prelevati dal vecchio Tarp sia su 200 miliardi destinati a Fannie Mae e Freddie Mac (arriveranno da un vecchio strumento finanziario). «Sono aiuti - ha detto Obama - che impediranno alle famiglie di essere rovinate, che consentiranno a noi di ricostruire...di stabilizzare i prezzi delle case ed evitare una crisi peggiore di quella che abbiamo».

Il discorso di ieri del presidente ha avuto anche un importante significato consuntivo. Giunge nel momento in cui la Borsa sembra accogliere con sfiducia gli enormi sforzi degli ultimi deici giorni dell'amministrazione per rilanciare l'economia e flirta con nuovi minimi per questa crisi. Per questo Obama ha illustrato le difficoltà del Paese al di là del settore immobiliare e ha inserito in un contesto più ampio i dettagli sugli aiuti ai proprietari di case, ricordando la firma di martedì del piano di stimoli, il piano di aiuti per le banche e quello per rimettere in piedi il settore auto. «Vi parlo di una crisi che conoscete bene in questa valle, vicino a Phoenix e nei sobborghi d'America, una crisi che mette a rischio la possibilità di avere una casa. Una crisi che minaccia non solo il sogno americano, ma il sogno di milioni di famiglie. Una crisi che colpisce al cuore la classe media». Il piano per i proprietari di casi è articolato in quattro capitoli principali. Il primo stabilisce le regole per attingere ai 75 miliardi di dollari. L'iniziativa riguarda i proprietari della prima casa, e premierà chi si è comportato in modo responsabile, facendo il possibile per pagare il mutuo senza mai fare il passo più lungo della gamba e non «chi ha speculato o che si è comportato in modo disonesto e irresponsabile, erogando mutui che non potevano essere sostenuti dal sottoscrittore».

Il secondo punto riguarda Fannie Mae e Freddie Mac, le due istituzioni ormai nazionalizzate, ma da sempre semigovernative, che garantiscono i mutui immobiliari. La nuova liquidità di 200 miliardi consentirà alle due istituzioni di ristrutturare le condizioni del credito. «Finora - ha detto Obama - Fannie Mae e Freddie Mac non potevano ristrutturare i prestiti, il mio programma cambia le regole, d'ora in avanti potranno farlo e per farlo avranno anche bisogno dell'aiuto del settore privato». Il quarto punto riguarda le istituzioni private e attribuisce ai giudici il potere di ristrutturare unilateralmente i mutui. Se i prestatori dovranno garantire che nella ristrutturazione del mutuo l'esborso complessivo non superi il 38% del reddito del debitore, successive iniziative governative dovranno intervenire abbassando ulteriormente la quota al livello del 31 per cento.

L'annuncio di Obama è giunto in un momento molto delicato. C'è chi teme che la crisi possa peggiorare prima di migliorare. Proprio ieri è giunto un dato che conferma quanto drammatica sia la situazione del settore immobiliare. Le nuova costruzioni per il mese di gennaio sono cadute ai minimi dal 1959, la diminuzione rispetto al mese di dicembre è stata del 16,8%, a un tasso annuale di 466mila di unità. La Fed inoltre ha comunicato che i verbali del Federal Open Market Committe includono una revisione al ribasso dell'andamento economico con una contrazione superiore alle attese, fra lo 0,5 e l'1,3% nel 2009 rispetto a una contrazione non superiore allo 0,2 per cento. La disoccupazione potrebbe inoltre raggiungere l'8,8% rispetto al 7,6% originario. Per tornare alla crescita si dovrà attendere il 2010.

Notizie queste che non aiutano Obama. Il mercato, gli investitori e i politici non possono far altro che attendere. I tempi per registrare un effetto benefico delle misure di stimolo a tutto campo potrebbero essere più lunghi del previsto. E forse la portata dei fondi stanziati non è sufficiente a restituire fiducia. Al punto che la stessa amministrazione aveva detto che forse si sarebbero rese necessarie misure aggiuntive.

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