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Dal Tarp all'Arra, rincorsa all'ultimo respiro

di Alberto Annicchiarico

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19 febbraio 2009

Un piano per salvare le banche dai titoli tossici e uno per evitare la scomparsa dell'industria automobilistica di Detroit. E poi un piano per salvare gli americani schiacciati dal peso dei mutui e aggrediti dai pignoramenti delle case. E, ancora, un piano per rilanciare l'economia, travolta dalla crisi di Wall Street e della finanza spregiudicata.

A questi si aggiungono gli interventi della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, che è dovuta intervenire per tamponare, con interventi straordinari per centinaia di migliaia di dollari, le perdite delle grandi banche (Citi, Bank of America) e delle agenzie pubbliche di rifinanziamento dei mutui (Fannie Mae e Freddie Mac).

Difficile orientarsi in questa selva di provvedimenti, che a regime dovrebbero costare ai contribuenti americani fra i 3 e i 4mila miliardi di dollari. Per questa ragione abbiamo cercato di mettere ordine, cominciando dalla madre di tutte le leggi anti-crisi varate negli Stati Uniti, ovvero il Tarp (Troubled Assets Relief Program), approvato dal Congresso il 3 ottobre 2008 al termine della presidenza Bush: 700 miliardi di dollari di cui 350 già impegnati e altri 350 lasciati in eredità all'amministrazione Obama.

In quel primo pacchetto – dopo molte polemiche tra schiere di lobbisti e il Tesoro, allora guidato da Henry Paulson - sono finiti, oltre all'impegno fondamentale sul salvataggio del sistema finanziario, anche una serie di interventi fiscali, tra i quali, per dire, un credito per le piccole aziende delle isole Samoa e una altro per assumere dipendenti dalle riserve indiane. Ritocchi che hanno innalzato la cifra a 850 miliardi. Sempre all'insieme del programma Tarp – come descrive la pagina web del Dipartimento del Tesoro Usa - sono stati via via integrati gli interventi per l'auto e il mercato immobiliare.

Gli interventi dell'amministrazione Obama
Intanto, in vista dell'insediamento della nuova amministrazione (il 20 gennaio 2009), era già cominciato il dibattito sulla revisione del Tarp auspicata dal team di esperti chiamati da Barack Obama – guidati dal segretario al Tesoro Tim Geithner - e sull'annunciato piano di rilancio complessivo dell'economia, il cosiddetto American Recovery and Reinvestment Act (Arra).

La revisione del Tarp è stata battezzata Financial Stability Plan e dovrebbe avere un effetto leva da 2mila miliardi di dollari. Prevede interventi sul capitale bancario; la creazione di un fondo di investimento a capitale misto per salvare il sistema dai titoli tossici; il sostegno per prestiti a consumatori e imprese; le regole per una maggiore trasparenza e un corretto utilizzo del denaro pubblico. Geithner ha presentato il piano – criticato subito per la mancanza di troppi dettagli – il 10 febbraio 2009.

Il grande piano di rilancio dell'economia, l'Arra, con il quale Obama punta a salvare l'America dalla catastrofe della disoccupazione di massa, è invece il secondo grande atto approvato dal Congresso (oltre, appunto, al Tarp). Il voto è arrivato il 13 febbraio, la firma del presidente il 17: dentro ci sono 787 miliardi da investire in opere infrastrutturali e sgravi fiscali alle famiglie, oltre a spese per energia, salute e drastici correttivi ai bonus dei manager di società che ricevono aiuti pubblici.

Gli interventi per evitare i pignoramenti delle case

Il 18 febbraio, infine, l'amministrazione Obama ha deciso di raddoppiare i fondi per Freddie Mac e Fannie Mae a 200 milioni e di destinare 75 milioni a un fondo che salverà gli americani dai pignoramenti dovuti al mancato pagamento delle rate dei mutui. A questa montagna di denaro, non dimentichiamolo, vanno aggiunti i soldi impegnati dalla Fed, circa 1.300 miliardi. Si può dire che sia tutto qui? Come è logico credere, no. Sarà, inevitabilmente, l'evoluzione della crisi a dettare le prossime mosse della Casa Bianca.

19 febbraio 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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