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Il pacchetto Paulson da 850 miliardi

di Mario Platero

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03 Ottobre 2008


Dopo gli interminabili giri della burocrazia e della politica, il pacchetto di salvataggio da 700 miliardi di dollari approvato dal Senato all'alba di giovedì arriva oggi alla Camera. Quando il pacchetto Paulson arrivò sul tavolo dei deputati per la prima volta, era di appena due pagine e mezza. Quello approvato con una schiacciante maggioranza da 75 senatori contro 24 è di 400 pagine: Contiene una serie di aggiunte e incentivi che nulla hanno a che fare con il pacchetto originario, ma che dovrebbero incoraggiare i deputati più resistenti, soprattutto quelli repubblicani, a votare finalmente per il sì.
Le modifiche centrali al pacchetto di lunedì scorso sono fondamentalmente tre: un aumento dei livelli di garanzia per i depositi bancari da parte della Fdic (Federal Deposit Insurance Corp.) da 100mila dollari a 250mila, una riduzione delle tasse per la classe media, in particolare per alleviare gli oneri della Alternative minimum tax, e l'obbligo per le aziende di equiparare sul lavoro i danni mentali ai danni fisici. Con tanto di rimborsi per ricoveri e contributi sanitari.
La parte fiscale è la più importante, anche perché aggiunge altri 150.5 miliardi di dollari di erogazioni non coperte per un periodo decennale. Si concede un credito economico per le piccole aziende delle Isole Samoa, oppure un credito fiscale di 10mila dollari per l'addestramento di squadre di soccorso per minatori; un credito fiscale per le piccole aziende che danno lavoro a dipendenti che provengono dalle riserve indiane e un piano di ammortamenti accelerati di 7 anni per i proprietari di piste da corsa per auto o motociclette.
Si potrebbe continuare. Ma già questi esempi danno l'idea di quanto il piano originario si diventato un "veicolo" buono per tutti i gusti e le stagioni: «Non è vero che il piano è cambiato, il suo cuore resta lo stesso, 700 miliardi di dollari di aiuti. Abbiamo sfiorato il disastro, spero che questo sia sufficiente a darci un esito positivo. Ce la faremo», ha detto Nancy Pelosi, il presidente della Camera. Sia Barney Frank, presidente della Commissione Finanza alla Camera, sia Steny Hoyer, il capo della maggioranza democratica, hanno usato lo stesso tono di prudente ottimismo. Hoyer si è spinto a pronosticare che il pacchetto passerà: «Noi lunedì abbiamo avuto i voti su cui puntavamo. I repubblicani hanno avuto 13 voti in meno, che si diano da fare», ha detto Hoyer.
Al coro si è di nuovo aggiunto ieri il presidente Bush: «Qui ne va dell'interesse del Paese, non di qualche individuo. Questo piano presenta la migliore opportunità per combattere la crisi creditizia». Secondo fonti, l'auspicio è che ora, con le riforme al piano di stampo populista, vi sarà una buona emigrazione di voti dal no al sì, soprattutto fra i repubblicani. C'è chi teme però un rifiuto dei democratici, contrari alle concessioni fiscali, soprattutto nella corrente per il rigore del "Blue Dog". C'è stato comunque un cambiamento di 180 gradi della posizione di molti esponenti delle basi elettorali dei deputati: lunedì erano contro Wall Street per ripicca; martedì si sono accorti che quanto diceva da settimane il segretario al Tesoro Hank Paulson era vero: la rabbia non faceva altro che ritorcersi contro di loro. Semplici consumatori o piccole aziende concludevano che un piano di aiuti diventa a questo punto improrogabile e hanno scritto eloquenti e-mail ai loro deputati.
Detto questo, la Borsa è rimasta prudente, gli operatori non hanno voluto firmare una cambiale in bianco al Congresso. E il Dow Jones, nonostante il voto positivo al Senato, restava sotto di circa 300 punti attorno a quota 10.530. «Prima il voto, poi vedremo», ci ha detto un operatore molto cinico e realista. «Del resto questo piano, se sarà approvato davvero, aiuterà senz'altro, ma passare da un aiuto alla soluzione è un'altra cosa».
Prudenza dunque, con uno scenario che andava per la maggiore ieri a Wall Street: gli europei metteranno a punto il loro pacchetto nel fine settimana. Stasera il Congresso approverà il suo piano e la settimana prossima i Sette grandi si vedranno nell'ambito del G-7 finanziario per mettere a punto posizioni e dichiarazioni coordinate. La situazione si stabilizzerà. Ma la vera iniezione di ottimismo verrà dalle elezioni americane e dalla scelta del nuovo presidente.

I PUNTI CHIAVE DEL MAXI-SALVATAGGIO
IL FONDO
Il ministro del Tesoro Henry Paulson è autorizzato a comprare i mutui tossici di banche e società finanziarie mettendo a punto il Tarp: Troubled asset relief programme. A tal fine viene istituito un Fondo da 700 miliardi in tre tranche: 250 miliardi di dollari immediati; 100 miliardi accessibili subito dopo; 350 miliardi finali
AIUTI ALLE FAMIGLIE
Il piano prevede un intervento per alleviare le difficoltà delle famiglie alle prese con rate di mutui sempre più alte. Il Tesoro acquisterà mutui dalle società finanziarie con lo scopo di evitare i pignoramenti delle case dei debitori insolventi. Lo Stato come creditore sarà più "clemente" con le famiglie in difficoltà
  CONTINUA ...»

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