Il vertice di Copenhagen sull'ambiente non produrra' un documento vincolante. La doccia fredda per coloro che speravano ancora di poter raggiungere l'obiettivo piu' ambizioso e' giunta questa mattina a Singapore durante un incontro organizzato ai margini del vertice Apec dal presidente messicano Felipe Calderon e dal primo ministro australiano Kevin Rudd. I due si erano resi conto che il consenso per sottoscrivere un documento forte nel contesto Apec stava svanendo e avevano chiesto al primo ministro danese Lars Rasmussen di venire a Singapore per illustrare ai partecipanti ipotesi possibili di compromesso. In mattinata Rasmussen ha pronunciato un discorso appassioanto durante un breakfast al quale hanno partecipato 19 dei 21 leader membri dell'Apec, la cooperazione economica del Pacifico. Rasmussen ha persino ipotizzato di soprassedere su alcuni dettagli suggerendo di andare avanti lo stesso su obiettivi vincolanti di piu' lungo termine. Ma la maggioranza dei membri non ha cambiato idea e si e' giunti alla rottura.
La svolta e' decisiva. Di fatto il vertice di Copenhagen e' fallito nei suoi obiettivi piu' ambiziosi prima ancora di partire in quanto nell'Apec siedono membri come la Cina e gli Stati Uniti due dei paesi con la maggiore emissione di gas inquinanti oltre a numerosi paesi emergenti contrari a sostenere gli investimenti necessari ai cambiamenti industriali nel momento in cui permane la crisi economica. Sotto un certo punto di vista non e' un male che il problema sia venuto alla luce prima del vertice stesso. Ora si potra' lavorare per cercare un "second best", per salvare Copenhagen come punto di svincolo essenziale per un secondo vertice, non ancora fissato, ma che sara' quasi certamente convocato a Citta' del Messico.
"I leader hanno concluso che sarebbe stato irrealistico raggiungere un accordo internazionale vincolante sul piano legale tra qui e il vertice di Copenhagen che comincia in 22 giorni...e non credo che i negoziati andassero avanti con l'aspettativa che un accordo potesse essere raggiunto - ha detto Mike Froman, il negoziatore economico al Consiglio per la Sicurezza Nazionale - Eppure c'e' accordo sull'importanza che Copenhagen potesse essere un importante passo in avanti anche con un impatto operativo"
Questo stallo, certamente nell'aria ma mai esplicitato nel modo chiaro e diretto di oggi porta grande delusione fra i sostenitori di Barack Obama. Il Presidente americano aveva promesso in campagna elettorale una svolta decisiva in materia ambientale. Ma Obama ha troppa carne al fuoco in Congresso, dove sta cercando di passare il progetto per la riforma sanitaria e quello per la riforma energetica. E il Congresso e' ostile a una riforma radicale e vincolante in materia ambientale. Affrontare una nuova battaglia sarebbe stato troppo complesso anche perche' la Cina aveva fatto un passo indietro in questi incontri e da sempre l'America ha detto che sottoscrivere un accordo ambientale senza la Cina sarebbe stato inutile.