Il pericolo dei cambiamenti climatici non risiede unicamente, e nemmeno prevalentemente, nell'innalzamento della temperatura. La gran parte dei danni è riconducibile all'acqua o alla mancanza di acqua: temporali, siccità, inondazioni, innalzamento dei mari. I livelli di riscaldamento a cui rischiamo di andare incontro sarebbero profondamente nocivi per tutti i paesi del mondo, ricchi e poveri. Una trasformazione della geografia fisica del pianeta cambia anche la geografia umana, dove viviamo e come viviamo.
Non sappiamo con certezza di quanto aumenterà la temperatura globale se le cose resteranno come sono. Qui, per illustrare i rischi, ho optato per uno scenario di 5°C in più, perché pare che ci sia un 50% di probabilità che alla fine la temperatura cresca in questa misura, se proseguiamo con i ritmi di crescita attuali o se lasciamo le cose come stanno. Un aumento di 5°C sarebbe devastante, ma purtroppo ci sono buone probabilità che sia superiore ai 6°C o più nel prossimo secolo. E anche con una stima molto ottimistica delle conseguenze di un non intervento, ci dobbiamo comunque attendere un aumento della temperatura intorno ai 4°C, cosa che produrrebbe comunque effetti estremamente dannosi perché innescherebbe dinamiche di instabilità che non possiamo ancora capire fino in fondo.
La gravità di un incremento 5°C risulta evidente se pensiamo che nell'ultima glaciazione, circa 10mila anni fa, il pianeta era di 5°C più freddo di adesso. Gran parte del nord Europa, del nord America e delle zone situate a latitudini corrispondenti erano sepolti sotto centinaia di metri di ghiaccio, e gli esseri umani vivevano concentrati molto più vicino all'equatore. Dobbiamo tornare indietro dai 30 ai 50 milioni di anni, fino all'Eocene, per trovare temperature più alte di 5°C rispetto a quelle di prima dell'era industriale: in quell'epoca, le terre emerse erano costituite soprattutto da foreste paludose. Incrementi della temperatura di questa entità, e i cambiamenti climatici che ne conseguono, determinano dislocazioni massicce, danno vita a nuove, colossali vulnerabilità e ridisegnano gli schemi di insediamento. Non si tratta della differenza climatica che c'è fra Stoccolma e Madrid, non basterà un po' più di aria condizionata e un po' più di argini per difenderci dalle inondazioni.
Ma nutro ancora delle speranze. Questi enormi rischi possono essere ridotti in modo drastico, con un costo ragionevole, ma soltanto se ci muoviamo insieme, seguendo delle politiche chiare e ben strutturate, a cominciare da adesso. Agire costa molto meno che non fare niente; in altre parole, indugiare diventerebbe una strategia anticrescita. Il mondo a basse emissioni che dobbiamo e possiamo creare sarà molto più attraente del non fare nulla. La crescita non solo sarà sostenuta, ma sarà più pulita, meno frenetica e con maggiore biodiversità. Conosciamo molte delle tecnologie necessarie e ne inventeremo di nuove, e possiamo progettare le strutture economiche, politiche e sociali che ci porteranno a questo risultato. Abbiamo bisogno di analisi chiare, impegno ad agire e spirito di collaborazione. Non è economicamente necessario, e nemmeno eticamente responsabile, fermare o ridurre drasticamente la crescita per gestire i cambiamenti climatici. Senza una crescita forte sarà estremamente difficile per i poveri dei paesi in via di sviluppo uscire dalla povertà, e non dobbiamo combattere i cambiamenti climatici a danno del loro futuro. Oltretutto, sarebbe politicamente molto difficile ottenere un consenso popolare alla lotta ai cambiamenti climatici dicendo alla gente che deve scegliere tra crescita e responsabilità ambientale. Sarebbe non solo errato dal punto di vista dell'analisi, ma porrebbe anche grandi difficoltà dal punto di vista etico e risulterebbe talmente distruttivo politicamente che si risolverebbe in un fallimento.
Questo non significa sostenere che il mondo possa continuare a crescere in maniera indefinita. Non è nemmeno chiaro che cosa includerebbe un'affermazione del genere; società, tenore di vita, metodi di produzione e consumo, tutto evolve e si trasforma. L'immagine di un'espansione indefinita è una rappresentazione del futuro che non è plausibile, ma due cose sono fondamentali: primo, trovare un modo per incrementare il tenore di vita (comprese salute, istruzione e libertà) per debellare la povertà nel mondo; secondo, scoprire modi di vivere che siano sostenibili nel tempo, specialmente in relazione all'ambiente. Una crescita forte, del tipo giusto, sarà necessaria e fattibile per molti decenni.
(Traduzione di Gaia Seller)
L'autore è presidente dell'Istituto Graham per i cambiamenti climatici e l'ambiente della London School of Economics. Il brano che riportiamo è tratto dal libro The Global Deal