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Clima, meglio sbagliare che restare immobili

di Martin Wolf

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2 dicembre 2009

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Sfortunatamente, questo non significa che emergerà l'accordo giusto. Le misure adottate devono essere il più efficaci ed efficienti possibile. Che cosa significa? Metterò l'accento su tre criteri.
Bisogna fissare un prezzo alle emissioni che si applichi a orizzonti di pianificazione rilevanti. Questo prezzo non può essere stabilito una volta per tutte, deve cambiare a seconda degli eventi, ma dovrà essere più stabile di quanto non fosse nel mercato dei diritti di emissione messo in piedi dalla Ue. Per questo mi sembra più interessante l'idea di una tassa che l'idea di una Borsa delle emissioni.

In secondo luogo, bisogna separare gli oneri dell'abbattimento delle emissioni dal luogo dove queste avvengono. Le emissioni devono essere ridotte là dove è più efficiente farlo: ecco perché bisogna includere le emissioni dei Paesi in via di sviluppo. Ma i costi devono ricadere sui ricchi: perché se lo possono permettere e perché sono stati loro a produrre il grosso delle emissioni.
Infine, dobbiamo sviluppare e applicare innovazioni in tutte le tecnologie rilevanti. Un documento del think-tank Bruegel sostiene, in modo convincente, che limitarsia imporre un prezzo più alto alle emissioni di anidride carbonica rafforzerebbe la posizione delle tecnologie già esistenti. Servono sovvenzioni su larga scala anche per l'innovazione .

Combattere i cambiamenti climatici è la sfida collettiva più complessa che l'umanità si sia mai trovata di fronte. Per vincerla, servono azioni costose e concertate fra molti Paesi, per affrontare una minaccia remota, a beneficio di persone che ancora devono nascere, in condizioni di inevitabile incertezza sui costi del non agire. Ma siamo arrivati al punto in cui esiste un ampio consenso sulla natura della minaccia e sui tipi di provvedimenti necessari per affrontarla. Forse a Copenhagen non raggiungeremo un accordo. Ma è arrivato il momento di decidere. O agiamo in fretta, o finiremo per scoprire se gli scettici hanno ragione. E in questo secondo caso, spero proprio che abbiano ragione. Però ne dubito fortemente.
Martin Wolf Leader con le rughe. Dall'alto i poster di Obama, Merkel e Brown invecchiati da Greenpeace per non aver agito sul clima

2 dicembre 2009
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