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Un simile sistema innescherebbe un'accanita caccia imprenditoriale alle migliori opportunità di riduzione a basso costo delle emissioni nei paesi in via di sviluppo, perché i paesi ricchi vorrebbero sicuramente pagare meno abbassando le emissioni in altri paesi. Di conseguenza, anche quest'opera di contenimento delle emissioni diverrebbe più efficiente, e le stesse spese sostenute dai paesi avanzati produrrebbero riduzioni più consistenti delle emissioni globali.
Per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo, pur non avendo espliciti permessi o obiettivi fintantoché non raggiungeranno lo status di paese sviluppato, saprebbero che a un certo punto (per esempio quando le loro emissioni di CO2 raggiungeranno i livelli medi dei paesi sviluppati) entreranno anch'essi a far parte del sistema globale di limitazione. Ciò fornirebbe loro un incentivo anche prima di raggiungere quel momento preciso, esortandoli a prendere decisioni in materia di definizione dei prezzi energetici e di efficienza che nell'insieme ridurrebbe in ogni caso la crescita delle loro emissioni senza con ciò ostacolare la loro crescita economica, estendendo quindi il periodo di tempo durante il quale i livelli delle loro emissioni rimarranno privi di vincoli.
Il conflitto tra paesi sviluppati e in via di sviluppo per le responsabilità legate alla riduzione delle emissioni di Co2 non dovrebbe in ogni caso pregiudicare la possibilità di raggiungere un accordo globale. Una soluzione equa è sicuramente complessa, quanto è complesso del resto il cambiamento del clima stesso, ma per lo meno è sicuramente possibile.
Copyright: Project Syndicate, 2009
(Traduzione di Anna Bissanti)