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Clima: a Copenhagen riprende il confronto ma in salita

Dall'inviato Jacopo Giliberto

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14 dicembre 2009

Il negoziato sembra ripartire, lentamente, dopo lo stop di lunedi' mattina. L'Europa e gran parte dei paesi che hanno aderito al Protocollo di Kyoto si oppongono all'ipotesi di un trattato nuovo da far partire quando, tra due anni, scadrà lo storico trattato sul clima. Gli Stati Uniti invitano gli altri paesi a fare un primo passo verso gli impegni di ridurre le emissioni di anidride carbonica. I paesi poveri – coordinati dall'Algeria e dalla delegazione del Sudan, che rappresenta il G77, cioè il gruppo dei paesi meno industrializzati - chiedono che il Protocollo di Kyoto venga ritoccato ma che rimanga valido nella sua struttura anche dopo la scadenza naturale del 2012: non a caso, poiché il Protocollo non chiede impegni ai paesi non sviluppati. Tra i quali è compresa ancora, come quando fu firmato il Protocollo di Kyoto, la "fabbrica del mondo", la Cina.

I paesi non industrializzati avevano abbandonato la seduta plenaria per protesta contro i paesi sviluppati. Nel pomeriggio la spaccatura si è ricomposta e gli incontri sono ripresi, ma finora sembra lontana l'ipotesi di un accordo su un testo comune da discutere a partire da domani. E se non c'è un testo coordinato, una traccia condivisa di lavoro, i più noti capi di stato difficilmente verranno a Copenaghen.
Per i negoziatori, davanti ci sono tre giorni di lavoro intenso per arrivare a un documento, per quanto approssimativo, che sia condiviso. La presidenza della Cop15 potrebbe arrivare domani, martedi', a una traccia di documento, che con ogni probabilità sarà però ancora diviso secondo lo schema del doppio sentiero (sia il trattato globale che impegna tutti, sia il modesto aggiornamento del Protocollo di Kyoto) per non scontentare nessuno.

Ma l'Europa non è d'accordo con la doppia traccia che accontenta un po' tutti. Tant'è che ha deciso di presentarsi alla trattativa con la faccia dura. Gli europei sono i soli che si sono accollati impegni e costi, ma finora senza che le emissioni del mondo avessero alcun beneficio poiché gli altri paesi non hanno preso alcun impegno ambientale. Nei giorni scorsi gli europei intervenivano alle riunioni con un solo discorso, in modo da lasciare spazio a ciascuno degli altri paesi, soprattutto quelli poveri; ora invece i paesi europei interverranno singolarmente, facendo massa. Come dice il ministro italiano Stefania Prestigiacomo: «Finora tutti i paesi hanno messo paletti rossi e posto condizioni. Noi europei siamo stufi: D'ora in poi, metteremo noi le condizioni».»

14 dicembre 2009
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