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Copenhagen: notte di negoziati. Obama ci sarà

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17 dicembre 2009

Ultima chiamata per un accordo sul clima. Al vertice di Copenaghen i rappresentanti dei 120 Paesi presenti dovrebbero confrontarsi in una riunione fiume che negli auspici dei presidenti francese Nicolas Sarkozy e brasiliano Ignacio Lula da Silva dovrebbe permettere di trovare "una cornice politica" che serva da base per un accordo. «Non c'è più tempo da perdere» è il monito lanciato dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon quando mancano meno di 24 ore alla conclusione della conferenza, che nelle ultime ore ha registrato un crescendo di pessimismo, solo attenuato da qualche segnale negativo.

«I leader devono agire. E' ora. Non c'è più tempo da perdere. Ci sono più di 130 leader mondiali riuniti qui. Se non riescono a raggiungere un accordo loro, chi lo farà?», si è chiesto il numero uno dell'Onu. «Le notizie che ci arrivano da Copenaghen non sono buone», aveva osservato questa mattina la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Anche l'annuncio dato dal segretario di Stato Usa Hilary Clinton di un contributo americano (che Clinton si è comunque ben guardata dal precisare) al pacchetto da 100 miliardi di dollari di aiuti ai Pvs per contrastare il riscaldamento climatico è stato accolto molto tiepidamente. «E' un buon segnale, ma è insufficiente», ha commentato il delegato sudanese Lumumba Stanislas Dia-Ping, a nome del G-77 che è presieduto dal Sudan.

Il presidente Usa Barack Obama, in partenza da Washington alla volta della capitale danese (fino all'ultimo ci sono stati diversi dubbi sulla sua presenza al vertice), è stato preceduto da dichiarazioni tutt'altro che confortanti. «Un accordo privo di senso al summit sarebbe un esito peggiore che tornare a mani vuote», ha detto il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs. «Contiamo sul fatto che Obama offra di più» di quanto gli Stati Uniti hanno offerto finora in materia di riduzione di emissioni di gas serra, è stata la sottolineatura del presidente della Commissione Ue Manuel Barroso.

E mentre il vice-ministro cinese degli Affari esteri, He Yafei avverte a sua volta che i negoziati sul clima «rischiano di fallire», invitando a «non attardarsi su quello che ci divide, ma avvicinare i nostri punti di vista», un documento Onu rivela che con gli attuali impegni di riduzione di emissioni di anidride carbonica la temperatura del pianeta è destinata ad aumentare di 3 gradi, mentre il limite per evitare effetti catastrofici è 2 gradi. Durante la riunione notturna, dopo la cena di Stato data dalla regina di Danimarca, Brasile e Francia faranno delle proposte che terranno conto del lavoro già fatto e «su questo lavoreremo», ha detto Sarkozy che ritiene - nonostante tutto - che «un accordo è a portata di mano, se se ne avrà la volontà».

17 dicembre 2009
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