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REPORTAGE

Siem Reap, il nuovo volto della Cambogia

di Marco Barbonaglia

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6 novembre 2009

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" La terra non valeva niente- mi racconta- oggi, in queste zone, è stata in gran parte sminata e, con l'arrivo del turismo, i prezzi sono saliti alle stelle."
"Non è un bene per voi?" lo incalzo.
Se ne sta un po' zitto, come imparerò presto il sentimento dominante qui è la paura. Lo è sempre stato, fin dai tempi di Pol Pot e lo è ancora oggi. Alla fine, forse perché è giovane e i giovani sono più spavaldi, si decide a sputare il rospo: " La terra viene portata via con la forza ai proprietari. Quelli che se la prendono fanno affari d'oro. Agli altri non rimane nulla e se non vogliono finire male fanno bene a stare zitti."

E' una vecchia storia. Sotto lo sguardo indifferente, o più spesso complice, del governo i campi vengono strappati ai contadini. A volte, a farlo è stato perfino dall'esercito. Soprattutto nelle zone che sono rimaste fino all'ultimo sotto il controllo dei Khmer Rossi. Qui la proprietà privata non esisteva e, in alcuni casi, ancora oggi è quasi impossibile produrre documenti per dimostrare di possedere un pezzo di terreno. Così, i cambogiani vengono cacciati con le minacce e la violenza dalle terre che sono improvvisamente diventate tanto preziose.
"Migliaia di persone sgomberate con la forza – dichiara Amnesty International nel rapporto annuale del 2009- non hanno ricevuto un rimedio legale, compresa la restituzione di abitazioni, terreni o proprietà". A più riprese, l'Ong inglese Global Witness ha puntato il dito contro la famiglia stessa del primo ministro Hun Sen. L'unico risultato è stato l'espulsione dell'organizzazione dal Paese, decisa da un governo che non accetta critiche al padrone della Cambogia.

A questo esecutivo autoritario, corrotto, sprezzante verso i diritti umani, la comunità internazionale ha versato dal 1993 al 2004, la bellezza di 2 miliardi di dollari. Senza mai pretendere davvero qualche passo avanti nella lotta alla prostituzione o alla pedofilia né nel rispetto dei più elementari diritti del cittadino .
Ripensando a tutto questo, a quanto sia triste e spietato il destino di un Paese con un passato terribile alle spalle, un presente senza giustizia e un futuro con poche speranze, me ne vado a letto. Il rombo dei tuoni sembra scuotere tutto l'albergo, mentre lo scroscio dell'acqua copre ogni rumore della notte fino divenire quasi assordante. Per la prima volta in vita mia, i suoni di un temporale nell'oscurità mi fanno quasi paura.

6 novembre 2009
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