LONDRA – Non se lo aspettava, probabilmente, nemmeno Peter Mandelson. Il super ministro dell'Industria inglese, gran direttore della campagna elettorale laburista, aveva detto in un'intervista al Sole 24 Ore "abbiamo contro il 75% della stampa" aggiungendo un istante più tardi che però il Financial Times aveva dimostrato d'essere critico verso il programma economico Tory e soprattutto verso gli uomini chiamati a realizzarlo. Ft ha sciolto le sue riserve allineandosi all'Economist, ponendo quindi la spada sulla spalla di David Cameron. Ancor più sorpreso crediamo cha Mandelson sia rimasto dall'inatteso giro di valzer del Guardian, testata storicamente allineata a sinistra. E lì è rimasta, ma sulla sponda LibDem con una motivazione e un avvertimento. La motivazione è nella volontà LibDem di cambiare il sistema elettorale britannico portandolo dal maggioritario secco a forme da definire di proporzionale, rompendo così quel paradosso democratico che consente di dare la maggioranza di seggi a chi potrebbe anche risultare terzo nel voto popolare. L'avvertimento è stato, invece, rivolto dal Guardian agli elettori dei cosiddetti collegi marginali invitati a esercitare voto tattico, ovvero a votare indifferentemente Lib Dem o Labour pur di sconfiggere il candidato Tory.
Resta il fatto che anche il Guardian ha voltato le spalle al Labour portando quel 75 % di stampa "nemica" a una percentuale ancor più rotonda ulteriormente "ingrassata" dall'endorsement del Financial Times. E questo significa che solo il Daily Mirror si batte per la sopravvivenza politica di Gordon Brown. Nel 2005 non fu così. Erano tutti con Tony Blair eccetto il gruppo del Telegraph. Economist, Ft, Guardian, e l'armata di Rupert Murdoch dal Sun al Times sventolavano la bandiera del Labour. E al Labour quella mobilitazione portò voti e fortuna. I conservatori possono continuare a sperare.

 

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