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I rapporti tra premier
e sua maestà nella storia

dal nostro corrispondente Leonardo Maisano

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27 aprile 2010

David Cameron si ispirerà a William Pitt primo Earl di Chatham oppure a William Gladstone? Sceglierà cioè l'inchino così profondo da "mostrare il naso fra le ginocchia" come notava un cronista politico settecentesco nel ricostruire le visite dell'allora primo ministro al sovrano, o, come preferiva il premier liberale del secolo passato con la regina Vittoria, starà in piedi dinnanzi ad Elisabetta II ?

Dubbio ancor più amletico se si sostituisce Cameron con Nick Clegg che dei liberali di Gladstone e dei Whig dell'Earl of Chatham, è l'ideale successore. Infine se dovesse invece essere Gordon Brown a occupare Downing street continuerà con l'approccio contenuto di questi ultimi anni o si lascerà andare ai modi più invadenti introdotti da Tony Blair? Domande per un premier che incontra il suo re. Nella storia del Regno la dinamica fra Corona ed Esecutivo è uno dei tratti più esclusivi dell'unicità istituzionale britannica.

«Un primo ministro in carica mantiene le apparenze di un rapporto di sottomissione nei confronti della regina», scriveva il commentatore Anthony Sampson nel 1970. Essendo la regina sempre quella, il rapporto non è cambiato troppo. Le udienze settimanali, le minute delle riunioni di governo, le bozze delle politiche di bilancio, passa molto sulla scrivania della regina. Al punto che Elisabetta II è probabilmente una delle più esperte conoscitrici di intrighi e sotterfugi del potere britannico. Potere del premier che in Gran Bretagna è, per certi versi, quasi assoluto, nonostante i contrappesi del società inglese, stampa inclusa, funzionino con grande efficienza. Come dimostrano le congiure di partito, efficaci abbastanza per liquidare un primo ministro in carica.

Tony Blair rivoluzionò ruolo e funzioni anche nella forma. «Quando entrò a Downing street – scrisse di lui Graham Allen – gli uomini al suo fianco non rappresentavano il partito, ma rappresentavano solo lui. Senza vergogna come i Georgia boys di Carter o l'Arkansas mafia di Clinton». Blair ha occupato il potere come nessuno prima, ha invaso spazi che potevano essere di competenza reale anche per obiettive difficoltà di Elisabetta. Fu il premier dopo la morte di Diana a salutarla per primo come the People's princess, fu ancora lui accentuando un'abitudine già maturata da Margaret Thatcher a parlare sempre meno di "governo di sua maestà", fu lui, dicono in molti arricciando il naso, a farsi più che presidente quasi sovrano. Ma questo era Tony Blair difficile pensare che i concorrenti di oggi al soglio di Downing street possano emularlo.

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27 aprile 2010
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