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In Gran Bretagna ripresa fiacca (+0,2%)

di Nicol Degli Innocenti

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24 aprile 2010

L'economia torna di prepotenza al centro del dibattito elettorale in Gran Bretagna. La debolezza della crescita è stata usata ieri dai conservatori per attaccare il governo e dai laburisti per criticare le strategie economiche dell'opposizione.
Nel primo trimestre dell'anno il Pil è aumentato dello 0,2%, la metà di quanto prevedevano gli economisti e la metà della crescita registrata negli ultimi tre mesi dello scorso anno. Su base annua il prodotto interno lordo è calato dello 0,3%, mentre si attendeva una flessione dello 0,1 per cento.
Visto da un ottimista, il dato trimestrale annunciato dall'ufficio nazionale di statistica è da accogliere con sollievo perché conferma che la Gran Bretagna è uscita dalla più lunga e profonda recessione del dopoguerra. Il dato inoltre potrebbe essere rivisto al rialzo nei prossimi mesi, come è accaduto nel trimestre precedente. Vista da un pessimista, la crescita dello 0,2% delude le aspettative e fa tornare l'incertezza sul futuro, specie se sommata all'aumento del numero di disoccupati a 2,5 milioni e alla persistente debolezza della fiducia dei consumatori.
Il realismo, invocato da molti economisti, è la constatazione che la ripresa è in corso ma sarà fiacca e anemica. E che, chiunque vinca le elezioni del 6 maggio, il prossimo governo dovrà ricorrere a misure impopolari per ridurre un debito pubblico che ha appena raggiunto la cifra record di 890 miliardi di sterline.
Il premier Gordon Brown ha dovuto giocoforza schierarsi con gli ottimisti, dichiarando che «la ripresa è decisamente in corso». Per quanto inferiore alle previsioni, la crescita dello 0,2% del Pil nel primo trimestre equivale a 600 milioni di sterline di attività economica ed è quindi positiva. La vera minaccia - ha detto - è una recessione "a doppia v", che sarà inevitabile se vinceranno i conservatori. Il piano dei Tory di intervenire immediatamente per tagliare la spesa pubblica soffocherà, secondo Brown, la ripresa e rappresenta una condanna a morte per migliaia di posti di lavoro: «Il pericolo di un'altra recessione è grave», ha detto Brown. La crescita va sostenuta proprio perché è fragile, ha ribadito il premier ripetendo quanto aveva sottolineato più volte durante il secondo dibattito elettorale in diretta televisiva di giovedì sera.
Il leader conservatore David Cameron, che secondo alcuni sondaggi ha vinto il dibattito mostrandosi più aggressivo, ieri ha dichiarato che il deludente dato sul Pil conferma la pessima gestione dell'economia da parte dei laburisti. Resta il rischio che la Gran Bretagna sia «la prossima Grecia». Non saranno i tagli alla spesa ma la proposta laburista di una tassa sul lavoro a soffocare la ripresa, ha detto il cancelliere-ombra George Osborne, riferendosi alla decisione del governo di aumentare dell'1% i contributi obbligatori di National insurance per datori di lavoro e dipendenti.
Il leader liberaldemocratico Nick Clegg, la rivelazione della campagna elettorale, ha detto che la ripresa economica è così debole da essere «quasi invisibile» e che «l'ombra scura della recessione» continua ad aleggiare. L'agenzia di rating Moody's ieri ha indirettamente aiutato la causa del terzo partito dichiarando che un parlamento "impiccato" e un governo di coalizione non danneggerebbero il credit rating tripla A della Gran Bretagna, come prospettato dai Tory.
Quello di ieri è l'ultimo dato economico ad essere annunciato prima del voto, ma l'economia continuerà a dominare la campagna elettorale. I laburisti ritengono sia la loro carta migliore da giocare, i conservatori sono invece convinti che sia il tallone d'Achille del governo. Il terzo e ultimo dibattito in diretta televisiva della campagna elettorale, giovedì prossimo, avrà come tema proprio l'economia. Dopo la volata di Clegg nel primo incontro e il sostanziale pareggio nel secondo, ognuno dei tre sfidanti spera ora in un trionfo decisivo in tv che possa poi tradursi in una vittoria alle urne.

24 aprile 2010
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