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Famiglia / Affidamento condiviso, la lite continua

di Annamaria Bernardini de Pace

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18 Settembre 2008

Quando si parla di diritti dei minori non si può prescindere dalla legge sull'affido condiviso, ispirata essenzialmente a due principi:
- i figli (legittimi e naturali) hanno diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori, anche in caso di disgregazione del nucleo familiare;
- i genitori – a prescindere dal tipo di affidamento – devono concordare e condividere le decisioni di maggior interesse per i figli.
La regola ora è l'affidamento a entrambi i genitori, mentre l'affido esclusivo resta una scelta residuale, adottata quando ricorrono motivi gravi e specifici. Per esempio, di persistente rifiuto della figura genitoriale, violenze, patologie gravi di uno dei genitori o lontananza che ostacola la condivisione della genitorialità.
In astratto, non può che apprezzarsi l'aver sancito, quantomeno sulla carta, il diritto dei figli di poter continuare a godere delle risorse affettive di entrambi i genitori. Diritto che, negli anni, soprattutto qualche padre ha visto frustrato dal delirio di onnipotenza di qualche madre affidataria.
Nella pratica, però, a due anni e mezzo dall'entrata in vigore della legge, le perplessità rimangono molte. Del resto era prevedibile che non fosse sufficiente stabilire la pariteticità dei genitori perché questi, da un giorno all'altro, cominciassero ad andare d'accordo. Se, a volte, è già difficile trovare l'intesa tra genitori all'interno di famiglie unite, ancor di più lo è nel contesto della famiglia in dissoluzione.
La conflittualità si è, dunque, spostata. C'è un forte gioco di potere tra i genitori. Si litiga sulle decisioni da assumere per i figli, per legge da concordare. Alla fine, quindi, c'è sempre il sistema di ritornare dal giudice dove i coniugi che amano litigare hanno il "piacere" di confrontarsi. E così i figli sono costretti ad aspettare che il giudice decida la scuola in cui iscriversi o le cure mediche cui sottoporsi. Dunque l'affido condiviso, in molti casi, è una lotta continua.
In quest'ottica si inseriscono le "sanzioni" introdotte dalla legge per arginare i comportamenti irresponsabili e arbitrari di molti padri e madri che possono essere ammoniti, condannati al risarcimento o al pagamento di una multa fino a 5.000 euro. Sanzioni che la prassi giurisprudenziale, ancora in evoluzione, ha applicato non solo nei casi di inadempimenti relativi alla frequentazione dei figli, ma anche nell'ipotesi di inadempimenti a statuizioni patrimoniali.
Altro nodo problematico della legge è la mancata disciplina dei criteri di ripartizione dei tempi tra padre e madre, che si contendono i figli per un'ora in più o in meno. Molti confondono ancora il concetto di affidamento con il concetto di collocamento, pretendendo la banale e scorretta equazione «affido condiviso = bambino metà tempo con ogni genitore». Questa non è la regola e neppure la si può interpretare così.
Queste sono solo alcune delle questioni, ancora aperte, introdotte dalla nuova legge. È necessario fare ancora molto, soprattutto se l'obiettivo è tutelare veramente i minori, spesso vittime incolpevoli dell'ignoranza e della voglia di litigare dei genitori.

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