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La quota aggiuntiva premia i più giovani

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Sabato 09 Marzo 2013

L'accredito, da parte della Cassa di previdenza dottori commercialisti, di una quota del contributo integrativo sulla dote contributiva degli iscritti partirà nel 2013, dopo l'approvazione della delibera da parte dei ministeri del Lavoro e dell'Economia (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri). In sostanza, il 25% del contributo versato sul volume d'affari (l'1%) verrà destinato ai "conti" individuali, con la correzione di quello che alla Cassa chiamano «coefficiente di equità intergenerazionale». Il premio – che andrà a incidere sui versamenti valorizzati con il metodo contributivo – sarà riconosciuto in misura piena agli iscritti più giovani, mentre sarà progressivamente ridotto per i dottori commercialisti che hanno accumulato quote di pensione retributiva.
Quale impatto comporti è esemplificato nella prima grafica: il tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra l'ultimo reddito e la pensione, con la retrocessione del l'1% dell'integrativo migliora di circa 3 punti. Il risultato si amplifica con l'aumentare del contributo soggettivo: se si ipotizza un'aliquota del 17% il tasso di sostituzione arriva al 47% anziché al 43.
La riforma, per ora, sarà operativa per dieci anni, rinnovabili. Tuttavia, la delibera appena approvata fa parte di una manovra più complessa, che ha preso le mosse nel 2008, quando per la prima volta la Cassa ha proposto il riconoscimento di una percentuale di contribuzione sui montanti individuali. Allora, i ministeri risposero picche, perché non c'erà un fondamento normativo. Da allora, la Cassa agì su due fronti. È stata aumentata l'aliquota di computo (per calcolare il montante individuale) rispetto a quella di finanziamento (per determinare l'importo dei contributi soggettivi da pagare), con un meccanismo che favorisce chi sceglie un'aliquota soggettiva più elevata rispetto al minimo obbligatorio (si veda il secondo grafico) ed è meno generoso con chi ha più annualità maturate nel retributivo. D'altra parte – anche con l'aiuto dell'Adepp, l'associazione degli enti di previdenza privati, e con l'impegno di Antonio Pastore (ex presidente di Cassa dottori) – si è lavorato per definire uno strumento normativo che consentisse di dirottare parte dell'integrativo sui montanti individuali: si è così arrivati alla legge Lo Presti, la 133/2011.
«La Cassa – commenta il presidente Enzo Guffanti – ha dimostrato di avere capacità propositiva e di precorrere i contenuti della legge 133, che costituisce una soluzione giuridica alle esigenze di garantire prestazioni previdenziali adeguate. Inoltre, il fatto che il contributo integrativo valga anche per i montanti individuali può convincere i colleghi a ridurre le prestazioni affidate alla società strumentale, anche quelle con scarso valore professionale. In questo modo, potremo tra qualche anno rifare i conti e verificare se esistono le condizioni per retrocedere una quota maggiore di contributo integrativo».
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Sabato 09 Marzo 2013
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