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Per le Casse autonomia frenata

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Lunedí 06 Maggio 2013

La previdenza dei professionisti ha bisogno di avere un'identità definita. Questa necessità, emersa in diverse occasioni da quando le Casse sono state inserite nell'elenco Istat "a fini statistici", diventa oggi più stringente.
La crisi degli ultimi anni ha infatti accentuato la tendenza dello Stato a cercare soldi dove ci sono, e non si può negare l'appeal che esercita il patrimonio di oltre 50 miliardi di euro accumulato dalle Casse a garanzia delle pensioni dei propri iscritti, oltre due milioni di professionisti.
Proprio allo scopo di "garantire" queste future pensioni la riforma Fornero (Dl 201/2011) ha imposto agli enti di previdenza privati di avere un equilibrio a 50 anni. Tempo concesso per allinearsi ai nuovi parametri: nove mesi. La risposta degli enti non si è fatta attendere, delibere di riforma sono state fatte con interventi sull'età pensionabile, sul contributo soggettivo, sul metodo di calcolo – si è ampliata la platea di chi adotta il sistema di calcolo contributivo – sul contributo integrativo. Una lungimiranza che non ha un analogo nella previdenza pubblica. Il motivo? Lo Stato ne è garante, quindi una tale prudenza non è necessaria. Se ne dovrebbe dedurre, dunque, che la previdenza dei professionisti è privata. Non deve gravare sulle casse dello Stato e per questo deve dimostrare di avere le forze necessarie per stare in piedi da sola.
Però quando si tratta di "fare cassa" gli enti privati diventano improvvisamente pubblici. L'ultimo clamoroso caso riguarda la spending review (Dl 95/2012), estesa a tutti gli enti inclusi nell'elenco Istat: le Casse devono sottostare ai risparmi imposti alle amministrazioni pubbliche e riversare allo Stato quanto accumulato grazie ai tagli; non si tratta di una cifra consistente (per la Cassa dei dottori commercialisti si stima saranno 393mila euro nel 2013) ma è un segnale allarmante.
Oggi la preoccupazione degli enti di previdenza privati è concentrata sull'adeguatezza delle pensioni dei professionisti, problema su cui lo Stato per ora non è intervenuto. Il rapporto tra l'ultimo reddito da lavoro e l'assegno pensionistico tra vent'anni difficilmente potrà superare il 40% (per le pensioni in essere oggi arriva al 70%), con una disparità di trattamento tra vecchi e nuovi iscritti che sta creando una frattura tra le generazioni.
E i tentativi fatti dagli enti per ridurre queste differenze si sono scontrati con la giurisprudenza. Un caso noto è il contributo di solidarietà introdotto dai dottori commercialisti sulle pensioni più ricche per "addolcire" il passaggio al sistema contributivo, bocciato dalla Cassazione. Uno stop difficile da capire, soprattutto quando il contributo di solidarietà introdotto dalla riforma Fornero sulle pensioni pubbliche e private, da convogliarsi nelle casse statali, è invece legittimo. Per non parlare del contributo di solidarietà dell'1%, previsto sempre dalla riforma Fornero, che i pensionati vengono obbligati a versare all'ente privato in cui sono iscritti se questo entro settembre 2012 non riusciva a garantire la stabilità a 50 anni. Due interventi possibili grazie a norme di legge, ma salta agli occhi la "disparità di trattamento" tra le diverse Casse.
Un altro problema, acutizzato dalla crisi, riguarda la necessità di un welfare delle professioni. Le Casse hanno più volte aperto alla possibilità di un welfare condiviso, così da sfruttare le economie di scala, e i soldi necessari potrebbero arrivare da una tassazione delle rendite pari a quella applicata alla previdenza complementare (11,5%). Le Casse, invece, vedono tassati i propri rendimenti al 20% come un qualsiasi investitore privato. A differenza di quest'ultimo, però, non hanno la stessa libertà di "movimento" perché devono attenersi a comportamenti prudenziali e a regole stringenti per contenere il rischio. Il risultato: si abbassa il rendimento medio a scapito del montante individuale.
Oggi emerge chiaramente la necessità delle Casse di avere norme chiare per mettere in atto strategie di lungo periodo volte a garantire non solo la stabilità ma anche l'adeguatezza. L'incertezza, di contro, crea difficoltà gestionali e mette a rischio la governabilità del sistema.
L'interesse pubblico della previdenza privata non è in discussione, e questo giustifica i diversi livelli di controllo cui gli enti sono soggetti, ma la natura delle Casse deve essere definita: secondo il Dlgs 509/94 hanno una «personalità giuridica di diritto privato» se, però, si decide di considerarli "enti pubblici" devono essere tali a tutti gli effetti, e quindi soggetti sì alla spending review ma anche esonerati dalle imposte dirette e dall'imposta di bollo che nel 2012 hanno garantito all'erario circa 26 milioni di euro da parte della sola Cassa dei dottori commercialisti ed esperti contabili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L'appuntamento di giovedì
La Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti (Cnpadc) dedica l'appuntamento annuale del «Forum in Previdenza» al tema dell'«Autonomia delle Casse, tra enunciazioni e contraddizioni». L'evento si svolge giovedì 9 maggio a Roma presso il teatro Capranica (in piazza Capranica) a partire dalle ore 9.45 fino alle 13.30. Dopo i saluti e gli interventi istituzionali, il programma prevede una prima tavola rotonda – dalle ore 10.30 – il cui tema sarà «L'autonomia imperfetta: aspetti economici, gestionali e contributo al macro-sistema». Partecipano: il presidente dell'Associazione enti previdenziali privati (Adepp) Andrea Camporese, gli ex ministri del Lavoro e della Previdenza sociale, l'onorevole Cesare Damiano (2006-2008) e il senatore Maurizio Sacconi (2008-2011), il presidente della Commissione speciale per l'esame degli atti del Governo, l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Alle ore 12 prende il via la seconda tavola rotonda sullo «Stato dell'arte giuridico e possibili linee di evoluzione normativa del "sistema Casse"» che vedrà la partecipazione di Roberto Garofoli, consigliere di Stato, capo di Gabinetto del ministro per la Pubblica amministrazione e semplificazione, di Aristide Police, docente di diritto amministrativo presso l'Università di Roma Tor Vergata e di Francesco Verbaro, docente della Scuola superiore Pubblica amministrazone. Il presidente della Cnpadc, Renzo Guffanti, prenderà parte a entrambi gli approfondimenti. Per informazioni: tel. 06.37511827; foruminprevidenza@sinderesi.it; www.cnpadc.it

Lunedí 06 Maggio 2013
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