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Il Parlamento «apre» agli enti

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Venerdí 10 Maggio 2013

Le Casse trovano per la prima volta alleati in Parlamento. I problemi degli enti dei professionisti - dalla doppia tassazione all'equità generazionale, passando attraverso la natura privata messa troppe volte in discussione – sono questioni note e condivise dagli ex ministri del lavoro e ora presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi. Il punto di ripartenza potrebbe il disegno di legge bipartisan presentato dallo stesso Damiano nella scorsa legislatuira.
Tutto è partito dall'allarme, rilanciato ieri al Forum In previdenza dal presidente dell'Associazione delle Casse, Andrea Camporese, contro la forte tassazione del sistema previdenziale delle professioni, «caso unico in Europa». «È un errore - spiega Camporese - perché queste risorse potrebbero essere investite in un fondo intercategoriale, a tutela delle future pensione, e in un welfare delle professioni. Una strategia che andrebbe a generare un rientro per lo Stato nel medio-lungo periodo».
Secondo Sacconi oggi si è finalmente arrivati a una terza stagione previdenziale: «La prima si è concentrata sulle persone a scapito dei conti, la seconda fase ha guardato troppo i numeri e poco le persone e adesso siamo al punto di aver capito la necessità di trovare un equilibrio tra questi due elementi. Puntare all'adeguatezza del sistema - prosegue Sacconi - non è possibile solo attraverso idonei versamenti, ma è necessario anche evitare l'erosione di quanto accantonato o l'elusione; penso ad esempio alle nuove società tra professionisti dove ancora non è chiaro come gli obblighi previdenziali potranno conciliarsi con i risultati della società».
Cesare Damiano è d'accordo con il collega Sacconi e aggiunge: «La questione della "doppia tassazione" cui è soggetta la previdenza privata (vengono tassati sia i rendimenti sia le pensioni) è un tema su cui bisogna intervenire; è importante - afferma - unire le forze e avviare delle riforme, un testo già esiste dalla scorsa legislatura ed è stato elaborato in maniera bipartisan, si può partire da quello». Damiano sottolinea come oggi l'essere pofessionista non sia più una garanzia di guadagno: «È necessario fare una revisione culturale delle categorie sociali - sostiene - e si può immaginare di usare la leva fiscale per incentivare comportamenti virtuosi».
Da qui l'invito congiunto dei presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato per un incontro con l'Adepp su come affrontare la questione.
Giancarlo Giorgetti, presidente della Commissione speciale per gli affari del Governo, suggerisce di portare in Europa la questione sulla tassazione della previdenza delle professioni, «l'unica strada per ottenere qualcosa - afferma - dato che siamo ancora in una fase di emergenza e che l'attenzione maggiore è rivolta al bilancio pubblico».
Una proposta innovativa arriva dal presidente della Cnpadc, Renzo Guffanti: «Per il bilancio dello Stato ogni spesa è un costo mentre - sottolinea - per noi può anche rientrare tra gli investimenti; alla Repubblica mancano risorse da investire in infrastrutture, noi quelle risorse le abbiamo, così come abbiamo debiti di lungo periodo; per noi investire quanto oggi diamo in tasse (per le sole rendite finanziarie quest'anno sono 20 milioni di euro) in infrastrutture che una volta ultimate daranno anche delle rendite sarebbe un'opportunità».
Un altro argomento non più procrastinabile, e al centro dell'incontro di ieri, riguarda la natura giuridica degli enti di previdenza dei professionisti, in crisi da quando le Casse sono state inserite, per motivi statistici, nell'elenco Istat; le Casse si sono trovate a essere trattate ora come enti pubblici (si veda la spending review) ora come soggetti privati (tassazione delle rendite al 20%). «Un problema – spiega Roberto Garofoli, neo segretario generale della presidenza del Consiglio e consigliere di Stato – che nasce perché l'obbligatorietà di versare i contributi viene interpretata dal Consiglio di Stato come un "finanziamento pubblico"».
Per Francesco Verbaro, docente alla Scuola superiore della pubblica amministrazione, «il legislatore ha fatto un uso distorto dell'elenco Istat e l'inserimento delle Casse nella spending review, oltre a togliere risorse, distoglie l'attenzione delle Casse dal loro "core", e cioè garantire una pensione adeguata ai propri iscritti».
Un'incertezza pericolosa, sottolinea Aristide Police, docente di Diritto amministrativo a Tor Vergata, che determina nelle Casse il timore di prelievi spot, e quindi ne condiziona la strategia e la programmazione di medio e lungo periodo. Un altro elemento di rischio per l'equilibrio del sistema riguarda la magistratura, che non solo si è espressa sulla natura pubblica degli enti (si veda il Consiglio di Stato) ma che ha anche annullato delibere fatte dalle Casse, approvate dai ministeri e pubblicate in Gazzetta Ufficiale, che cercavano di ridurre il divario nei trattamenti di vecchi e nuovi iscritti, mettendo in crisi la stabilità degli enti. «Serve una messa in sicurezza sulle misure che abbiamo preso – chiede Guffanti – perché quest'equivoco è forse più penalizzante della natura ambivalente che ci dà lo Stato».
  CONTINUA ...»

Venerdí 10 Maggio 2013
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