ROMA
«Si può fare». La possibilità di individuare "strade comuni per affrontare temi concreti" - emersa ieri con chiarezza durante i lavori del Forum in Previdenza 2013 organizzato dalla Cassa dei dottori commercialisti - rappresenta un punto di partenza importante per avviare un percorso virtuoso che, in tempi ragionevole, consenta di riordinare un settore chiave come è quello della previdenza privata dei professionisti. I due presidenti delle commissioni Lavoro, Maurizo Sacconi (Senato) e Cesare Damiano (Camera), nell'inconsueta veste di alleati di Governo, hanno entrambi più volte ribadito questa urgenza. Non è irrilevante il fatto che questa consapevolezza provenga da chi, come loro, ex ministri del Lavoro, conosce bene i nodi e i problemi delle forme obbligatorie di previdenza, privatizzate circa 20 anni fa, nel 1994.
Le prospettive sono interessanti anche perché non si parte da zero. Durante la scorsa legislatura, infatti, le forze politiche avevano già trovato una convergenza su un testo che unificava le proposte presentate dallo stesso Damiano (Ac 2715) e da Aldo Di Biagio (Ac 3522). I punti qualificanti del progetto, destinati a diventare la base su cui ora lavorare, spaziano dalla qualificazione degli enti (elemento che risolverebbe le criticità legate all'inclusione delle casse nell'elenco statistico delle pubbliche amministrazioni) al rafforzamento della vigilanza, accompagnato dall'introduzione di tempi certi (60 giorni) per il via libera ministeriale agli atti e ai provvedimenti delle Casse stesse. Molto importanti sono poi la definizione di nuovi parametri per la valutazione di stabilità delle gestioni e le nuove modalità di redazione dei bilanci pluriennali.
Decisiva anche la previsione di applicare alle Casse lo stesso regime fiscale previsto per i fondi pensione, ma qui - come è emerso ieri - si dovrà fare i conti con le esigenze di bilancio: la gradualità della riduzione potrebbe essere una via più percorribile. Infine, e in qualche misura legato al tema della tassazione, la nascita di un fondo di garanzia tra gli enti previdenziali privati, alimentato con quote delle singole Casse (che, per esempio, potrebbero essere quelle legate alla minor imposizione fiscale). Il fondo, come è emerso anche ieri, potrebbe avere una duplice funzione: intervenire nei casi di default e fornire le risorse per l'avvio di quelle misure di welfare che le Casse sollecitano da tempo.
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