È difficile il decollo delle società tra professionisti, che si scontrano con esclusioni eccellenti, come gli avvocati, realtà esistenti, le società in engineering e concreti problemi di applicazione.
Un punto sullo stato dell'arte viene fatto oggi al convegno «Le società tra professionisti: analisi di criticità, opportunità e nuovi scenari», organizzato dall'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Milano a Palazzo Clerici dalle 9.00 alle 13.30.
«Le richieste per ora si contano sulle dita di una mano – fa sapere il presidente dell'Ordine di Milano, Alessandro Solidoro – e alcune vengono rimandate al mittente: penso a quella che ha posto come oggetto sociale l'attività legale. Ci sono poi casi dubbi. Per esempio, è corretto iscrivere all'albo di Milano una Stp in cui soci sono iscritti in altri ordini? O ancora, è legittimo accogliere l'iscrizione di una Stp dove parte dei soci sono fiduciarie e quindi non mi è possibile risalire facilmente al soggetto che c'è dietro? Apparentemente le norme sulle Stp sono semplici, ma all'atto pratico è necessario che il Consiglio nazionale sui casi concreti emani delle norme interpretative».
Un'altro tasto dolente riguarda il fronte previdenziale. «Manca la circolare dell'agenzia delle Entrate che ci permette di classificare il reddito della Stp o come professionale, al pari delle società di engineering, o d'impresa, strada scelta per le società tra avvocati» spiega Beppe Grazia, vicepresidente della Cassa di previdenza. «È invece certo – prosegue Grazia – che la Stp dovrà versare alla Cassa di riferimento il contributo integrativo, come già accade alle società di engineering. Credo che il contributo andrà calcolato sull'intero reddito e non in in proporzione alle percentuali di possesso, dato che è la Stp a essere iscritta all'albo», ma anche su questo punto servirebbe un chiarimento ufficiale.
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