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Superare il nodo della tassazione su due versanti

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Mercoledí 16 Ottobre 2013

Il 44,6% dei giovani professionisti nel 2011 non ha superato i 15mila euro lordi all'anno, poco più di 700 euro al mese, come risulta da uno studio Ire Cgil. Per l'Acta il 30% dei professionisti guadagna meno di 1.000 euro lordi al mese e il 25% tra i mille e i 1.500. Parlare di equità previdenziale di questi tempi vuol dire affrontare un argomento molto spinoso e delicato. Perciò è opportuno discuterne, in virtù delle modifiche effettuate in questi ultimi anni e in tempi più recenti, con l'introduzione definitiva del sistema contributivo, che dal 2012 è divenuto l'unico metodo di calcolo per la prestazione pensionistica.
Nulla di nuovo per la nostra categoria che già dal 2004 convive con questo sistema di calcolo, che comporta il rischio di ricevere un assegno non adeguato, soprattutto con il sopraggiungere di una crisi economica che porta alla riduzione dei redditi, in particolare per le generazioni di giovani commercialisti che vivono il dramma del precariato che impedisce loro di accumulare redditi idonei. Pensare di accantonare qualcosa per un futuro che sembra lontano quando anche il presente è più che mai incerto può quindi apparire una follia. Ma proprio per questo è importante garantire ai giovani la possibilità di accantonare parte del loro reddito per la pensione.
Un contributo importante può arrivare dalle Casse di previdenza, che stanno approntando in questi anni diverse misure di welfare avanzato a sostegno degli iscritti e in particolare dei più giovani. Ma ci sono ancora alcuni aspetti che andrebbero affrontati a livello nazionale e che ad oggi limitano il raggio di azione degli istituti. La prima questione riguarda la doppia tassazione alla quale sono sottoposti gli enti previdenziali: l'imposizione che le Casse subiscono in Italia non ha eguali negli altri Stati europei. Come sottolineato dal presidente Adepp, Andrea Camporese, ogni anno vengono sottratti circa 500 milioni di euro a un sistema che si autogoverna da solo, senza costare un euro allo Stato. E questo ci porta alla seconda questione, la spending review applicata agli istituti previdenziali: giusto, giustissimo, che ci siano tagli laddove sussistono sprechi. Ma i soldi risparmiati rimangano all'interno delle Casse e siano destinati agli iscritti, non a uno Stato che non fa altro che chiedere.
L'Ordine di Napoli in questi mesi sta continuando le sue azioni a tutela degli iscritti, proponendosi come un laboratorio in cui i professionisti riescono a essere valorizzati nella loro funzione di trait d'union con le imprese. Lavorare in sinergia è fondamentale, e i professionisti puntano a sensibilizzare gli istituti di credito per dare impulso alle piccole e medie imprese, soprattutto del Mezzogiorno, che hanno bisogno di un sostegno concreto di fronte alla crisi più grave degli ultimi decenni. Ed è proprio in questo contesto che i commercialisti possono proporsi come protagonisti del cambiamento, supportando gli imprenditori in un'attenta analisi che permetta loro di continuare a competere sul mercato globale.
Recentemente l'Ordine ha promosso incontri sulla finanza straordinaria, un terreno sul quale il Paese è in forte ritardo a causa della struttura finanziaria delle Pmi, meno evoluta rispetto ai concorrenti europei. Le operazioni di finanza straordinaria costituiscono, anche in tempi economicamente non sicuri, uno strumento valido e talora obbligato per la crescita e il rinnovamento strutturale di ogni impresa.
Esse infatti rappresentano uno dei momenti chiave della vita di un'azienda: pertanto, devono essere attentamente valutate dai soggetti coinvolti a causa delle notevoli implicazioni dal punto di vista procedurale, contabile e fiscale. Sul fronte imprenditoriale il ricorso a operatori specializzati può consentire il reperimento di capitale a medio/lungo termine per sostenere la fase di start up o per finanziare piani di sviluppo, acquisizioni aziendali o altri processi critici del loro ciclo di vita.
L'Odcec partenopeo ha poi cercato di supportare l'attività dei colleghi (e di conseguenza dei loro clienti) tramite la realizzazione di sportelli che agevolano l'accesso all'Agenzia delle Entrate, a Equitalia, al tribunale, all'Inail; ha stipulato un protocollo di intesa con il Comune di Napoli per l'impiego di venti giovani professionisti nell'amministrazione cittadina, a spese dell'Ordine, allo scopo di fornire al Comune un efficace apporto di risorse qualificate nell'ambito del settore economico-finanziario, dando allo stesso tempo ai giovani l'opportunità di un'esperienza formativa, coinvolgendoli nella realizzazione di un progetto su attività quali il controllo di gestione, la situazione economico-patrimoniale delle controllate, la verifica dell'economicità degli appalti, l'analisi del bilancio e la verifica a campione sui cosiddetti "residui" (attivi e passivi).
I commercialisti possono essere il motore della ripresa del Paese, ma perché ciò sia possibile bisogna anche venire fuori dalle secche della palude in cui si è impantanato il Consiglio nazionale: una grave situazione, che dura ormai da quasi un anno, che impone un'assunzione di responsabilità da parte di tutti i rappresentanti della categoria. È il momento di un'intesa corale, promossa con l'apporto dei presidenti di tutti gli Ordini e la collaborazione dei componenti delle liste dell'elezione del 15 ottobre 2012, che si basi su progetti seri e strutturali e si inserisca in un contesto di riconciliazione, senza vincitori né vinti. La contrapposizione tra schieramenti è nociva e sterile: la nostra categoria professionale, in un momento di crisi economica così grave, ha il diritto di essere ampiamente rappresentata e di vedere attuate riforme strutturali. È arrivato il momento di voltare pagina, trovare soluzioni di sintesi, dimostrare di poter essere protagonisti del cambiamento, abbandonando quelle divisioni che minano il futuro della categoria, in un periodo fondamentale per la nostra professione.
  CONTINUA ...»

Mercoledí 16 Ottobre 2013
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