I dati registrati per l'area del Mezzogiorno sono la testimonianza delle difficoltà che si incontrano nell'esercitare l'attività professionale di Dottore commercialista in un contesto economico e produttivo che mostra ancora importanti divergenz+e con il Centro-Nord.
La lettura del dato statistico evidenzia che spesso non bastano le competenze, le conoscenze e l'abilità dei singoli professionisti che esercitano nel Sud Italia per colmare difficoltà evidentemente legate alle diverse opportunità economiche e sociali che il territorio è in grado di offrire. Tale divario potrà ridursi, pertanto, se le scelte di politica economica nazionale saranno finalizzate a rafforzare la struttura economico-produttiva del Mezzogiorno valorizzando – di riflesso – le qualità professionali ivi presenti.
Anche da un punto di vista squisitamente previdenziale, l'auspicio è che si possa assistere a un incremento dell'efficienza e dell'efficacia degli interventi nelle aree depresse del Paese (soprattutto in periodi, come quello attuale, in cui le risorse disponibili sono limitate), in quanto i trattamenti pensionistici, attuali e futuri, sono proporzionali alla ricchezza prodotta durante tutta l'attività lavorativa, proporzionalità ancora più evidente per le pensioni calcolate con l'attuale metodo contributivo.
Sul fronte dell'adeguatezza delle prestazioni, la Cassa dei Dottori commercialisti ha realizzato importanti misure a sostegno delle fasce più deboli dei propri iscritti per aiutarli a costruirsi una pensione maggiormente adeguata ai futuri bisogni. A partire dall'anno 2012, infatti, la Cassa ha introdotto misure di valorizzazione del montante contributivo, finalizzate a riconoscere per il calcolo della quota di pensione contributiva un importo superiore ai contributi versati, con valori significativi anche nei casi in cui l'iscritto produca redditi inferiori a quelli minimi annualmente previsti.
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