Il ministro della Giustizia, Paola Severino, arriva all'Auditorium di via della Conciliazione, a Roma, qualche minuto dopo le 10, prima dell'inizio del Professional day, la manifestazione promossa da Cup (Comitato unitario delle professioni), Pat (professioni dell'area tecnica) e Adepp (Associazione delle casse di previdenza). I professionisti si stanno ancora sistemando in sala, a Roma qualche centinaio, cui vanno aggiunti i partecipanti collegati via internet o via satellite (le sedi sul territorio organizzate soprattutto dagli Ordini dei consulenti del lavoro sono 102).
Ad aprire la manifestazione, insieme con il ministro Severino, sul palco salgono Marina Calderone (Cup), Andrea Camporese (Adepp) e Armando Zambrano (Pat). Nelle intenzioni dei promotori il Professional day vuole andare oltre alle rivendicazioni categoriali e «dare voce alla gente di fronte alla politica», sottolinea Marina Calderone.
«Il valore sociale ed economico delle professioni intellettuali - risponde il ministro - è innegabile. La pubblica amministrazione vi fa affidamento e in futuro dovrà farlo sempre di più. Nel 2012 abbiamo realizzato la riforma, con l'obiettivo di favorire la concorrenza, ma senza dimenticare la specificità del settore. Non è stato facile poiché il quadro delle professioni è diversificato. Devo dare atto alle rappresentanze dei professionisti di aver cercato il dialogo e il confronto e questo ci ha permesso di adottare nei tempi previsti i provvedimenti attuativi». In platea siede Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, e il ministro accenna ai compiti che continuerà a svolgere fino all'ultimo minuto utile dell'incarico e che toccherà al suo successore raccogliere. «Ringrazio Alpa per la tempestività del confronto per attuare la riforma forense. Il confronto - prosegue il ministro - dovrà continuare per regolare l'accesso all'avvocatura, per qualificare ulteriormente la professione». Nel suo intervento, qualche minuto dopo, Alpa sottolinea l'urgenza di programmare gli ingressi: i legali iscritti all'Albo sono diventati 230mila e «il mercato è saturo, l'accesso deve essere regolato».
Il ministro conclude. Per i professionisti, anche i più giovani, il messaggio è: «Qualità e formazione sono gli elementi essenziali per accrescere la fiducia nei confronti dei professionisti da parte dello Stato e dei cittadini». Per il nuovo Governo: «La riforma delle professioni va affrontata con grande equilibrio».
Nelle parole della Severino c'è un'eco delle polemiche della giornata. Certo, ci sono le «proposte per la gente», ma i presidenti degli Ordini si tolgono anche qualche sassolino dalla scarpa. «Basta demonizzarci - ammonisce Calderone - noi vogliamo dare voce al Paese che conosciamo meglio di molti politici». «La favola del libero mercato – scandisce Zambrano – è servita solo per consegnare le chiavi alla finanza con i risultati che vediamo. Le liberalizzazioni si sono concentrate sulle professioni. Oggi non abbiamo una tariffa obbligatoria, né di riferimento solo perché si è voluto obbedire a un'ideologia. Invece, se si fosse fatta la liberalizzazione dei servizi pubblici locali ci sarebbe stato un impatto positivo sul Pil, il taglio dei contributi a pioggia alle imprese avrebbe liberato risorse per la crescita».
«Vogliamo reagire allo stato di prostrazione del Paese - dice Camporese - Mantenere una tassazione del 20% sui nostri investimenti come se fossimo un qualunque fondo speculativo significa deprimere le pensioni e le prestazioni assistenziali».
Sugli spazi per la politica nel Professional day non tutti gli Ordini sono stati d'accordo. Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, iscritto al Cup, è rimasto a casa. «Lo schema della manifestazione è stato tradizionale, con la politica sul palco e i professionisti in platea. Avremmo voluto il contrario: enunciare il nostro progetto per il Paese, dopo il confronto tra noi, e obbligare i politici ad ascoltare e a impegnarsi».
In effetti, alla vigilia delle elezioni i politici non hanno lesinato la presenza: Mario Monti (Lista civica), Angelino Alfano (Pdl), Cesare Damiano (Pd) in collegamento video. Si sono susseguiti sul palco: Renato Brunetta (Pdl), Guido Crosetto (Fratelli d'Italia), Maurizio Gasparri (Pdl), Maurizio Sacconi (Pdl), Stefano Fassina (Pd), Giovanni Maria Flick (Centro democratico), Enrico Zanetti (Lista civica per Monti).
Monti sottolinea di non essere mai stato un "iperliberista": «Le professioni sono un serbatoio di conoscenza e competenza e hanno gli strumenti per trovare le soluzioni. La riforma ha valorizzato gli Ordini. In futuro potremmo lavorare per implementare il tirocinio durante il corso universitario». Zanetti ricorda l'antefatto della riforma delle professioni: «senza decisioni il decreto 138 del 2011 del Governo Berlusconi prospettava la decadenza degli Ordini».
Gasparri ripropone il leit motiv degli amici, il Pdl, e dei nemici delle professioni. «I professionisti - continua Alfano - non sono beceri conservatori, per questo abbiamo inserito l'idea della sussidiarietà nelle funzioni pubbliche».
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