Patrizia Maciocchi
Cinquanta milioni di euro da investire nel 2013 in misure assistenziali. Una cifra destinata in buona parte ai giovani avvocati.
Il presidente della Cassa forense Alberto Bagnoli, a margine dell'VIII Congresso giuridico-forense per l'aggiornamento professionale, traduce in cifre il sostegno da fornire alle fasce più deboli della categoria. I progetti per il 2013 riguardano: interventi di microcredito a favore dei giovani iscritti, borse di studio a figli e orfani di iscritti, bonus bebè, ulteriori forme assicurative, contributo per pensionati non autosufficienti, benefit per intraprendere la professione, accesso alle banche dati e formazione.
In cantiere anche l'anticipazione delle somme dovute agli avvocati che hanno prestato il patrocinio a spese dello Stato, una sorta di cartolarizzazione da scalare con il Fisco.
Progetti all'insegna dell'autonomia e della solidarietà, valori ribaditi dal presidente di una cassa che conta, a fine 2012, 170.106 iscritti, 72.605 donne e 97.501 uomini. Sono in attività 157.644 avvocati di cui 71.622 donne e 86.022 uomini. Fanno invece parte delle fila dei pensionati 12.462 legali. Fortissimo il divario tra i sessi proprio tra chi ha lasciato la professione per "anzianità": solo 983 donne hanno abbandonato la toga a fronte di 11.479 uomini. L'imponibile medio previdenziale annuo per gli avvocati ha subito dal 2005, quando era di 47.383, poche oscillazioni, se si fa eccezione per un picco toccato nel 2007 (51.314), per il 2012 sarà, infatti equivalente a quello del 2011 (47.561) o leggermente inferiore.
«I dati ci dicono che la professione forense si sta progressivamente ringiovanendo e femminilizzando - spiega Bagnoli - una trasformazione che non possiamo ignorare. Siamo convinti che, al di là di nuovi interventi di natura assistenziale, dobbiamo investire nella formazione dei giovani professionisti e agevolare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Si tratta di interventi che vanno nell'ottica di costruire un welfare avanzato che non sia solo previdenza ma anche assistenza». Il presidente Bagnoli torna anche sul tema dei 60mila avvocati non iscritti perché non raggiungono il reddito minimo (10 mila euro l'anno) a cui la riforma apre la possibilità dell'iscrizione d'ufficio: «Sul punto ci sono opinioni discordanti, devo dare atto al legislatore di averci risolto un problema, nell'ambito della nostra autonomia non ci saremmmo riusciti. L'idea è di estendere il principio della solidarietà al 100% della categoria, con una giusta distribuzione degli oneri».
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