LO SCENARIO
Pochi vi aderiscono, ma chi lo fa si ritiene estremamente soddisfatto. I fondi pensione italiani vivono ormai da anni questo paradosso esemplificato in questa divaricazione: a sette anni dall'«operazione Tfr», ossia del semestre in cui si doveva decidere della destinazione del proprio trattamento di fine rapporto, solo un quarto degli aventi diritto si è iscritto a uno strumento di secondo pilastro, in base ai dati Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione. Tre lavoratori su quattro hanno deciso di rinunciare a questa opportunità, nonostante la sempre maggiore consapevolezza del fatto che le pensioni pubbliche saranno progressivamente sempre più basse. La recente crisi economica ha ridotto le risorse disponibili a molti lavoratori. D'altro canto, l'ultima indagine campionaria di Mefop, che si occupa di promuovere i fondi pensione, ha registrato un grado di soddisfazione tra gli aderenti pari all'86 per cento.
E ciò anche perché i fondi pensione si sono rivelati in questa tornata di crisi economica uno strumento flessibile, che funziona come ammortizzatore sociale: molti aderenti alla previdenza complementare hanno chiesto e ottenuto anticipazioni sul montante accumulato e non solo in caso di spese mediche o acquisto della casa (come accade per il Tfr in azienda), ma anche e soprattutto per quelle "ulteriori esigenze" che l'iscritto non è obbligato a specificare. Tra gli aderenti ai negoziali, su 51mila richieste di anticipazioni il 70% ha riguardato questa modalità; tra gli iscritti ai Pip e ai fondi pensione preesistenti (nati prima della riforma del '92, in genere di matrice bancaria) hanno riguardato questa modalità i tre quarti delle richieste.
La tenuta della previdenza di secondo pilastro in questa fase di crisi conferma dunque il valore e l'utilità dello strumento per chi si avvia alla pensione: mentre l'età della quiescenza si allontana – complice la riforma Monti-Fornero di fine 2011 – e si riducono i tassi di sostituzione (ossia il rapporto tra primo assegno pensionistico e ultimo stipendio), impostare il proprio percorso diventa sempre più indispensabile.
Se in passato si occupava di tutto l'Inps, ossia lo Stato, oggi è il lavoratore che deve prendere in mano il suo destino previdenziale e compiere i passi giusti per incassare, al momento del pensionamento, un vitalizio adeguato alle proprie esigenze. Per questo è opportuno far leva su quello che è il miglior gestore in circolazione e il miglior alleato a disposizione: il tempo. Iniziare a risparmiare appena possibile per la propria pensione è una scelta obbligata e anche educativa per i più giovani: che così hanno il modo di sgombrare il proprio cammino da incertezze sul futuro, dandogli piuttosto una forma e struttura adeguata alle esigenze personali.
Gli italiani sono un popolo tradizionalmente dedito al risparmio sotto una pluralità di forme, anche se la crisi ha dimezzato la propensione all'accantonamento. Poter utilizzare uno strumento di risparmio previdenziale specifico è importante, perché rispetto ad altri strumenti la gestione collettiva degli attivi consente di ottenere dall'industria finanziaria e assicurativa condizioni migliori: per quanto riguarda i costi, ma anche per qualità degli investimenti, coefficienti di conversione dei montanti in rendita e tassi tecnici. In definitiva, aderire a un fondo pensione rappresenta un elemento di convenienza sotto diversi aspetti, non ultimo quello fiscale, vista l'agevolazione offerta a chi versa i propri contributi aggiuntivi al Tfr, fino a 5.164,57 euro l'anno.
Il punto è: come. La materia rischia di spiazzare chi non può contare sull'aiuto di un consulente. Il "decalogo" identificato da molti professionisti prevede: la raccolta dei contributi versati, magari in diversi enti, e possibilmente il riscatto degli anni universitari e del servizio militare, quindi la stima di quanto si incasserà come pensione di primo pilastro utilizzando magari un motore di calcolo come quello alla pagina www.ilsole24ore.com/calcolopensione, che consente di misurare le diverse variabili in gioco; è poi opportuno ottimizzare i rendimenti, individuando l'ammontare più corretto per ottenere una rendita di secondo pilastro complementare al primo – anche oltre il 20% del reddito finale –, per trascorrere una vecchiaia dignitosa. Decisioni da prendere in base a stime, passibili di modifica delle condizioni e quindi da verificare periodicamente, in base anche alle comunicazioni che il fondo pensione ci invia periodicamente per "correggere il tiro".
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LE RISPOSTE
Quanto versare per una rendita dignitosa?
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Il destino previdenziale di ciascun lavoratore è differente da quello di tutti gli altri: per questo ciascuno è bene che calcoli con attenzione quale potrà essere il proprio tasso di sostituzione e quanto è opportuno che accantoni per compensarlo nel migliore dei modi. Qui a fianco, quattro casi con le ipotesi di rendita in rapporto all'ultimo stipendio. E qui sotto quanto ciascuno di loro dovrà risparmiare per ottenere il proprio risultato.
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