Alla fine arriva anche il via libera dell'avvocatura. Dopo avere incassato il parere favorevole del Consiglio di Stato adesso il nuovo segnale positivo arriva dal Consiglio nazionale forense (Cnf), che contribuisce a sdoganare il decreto del ministero della Giustizia sui parametri, gli indici cioè da utilizzare per la determinazione del compenso dei legali da parte dell'autorità giudiziaria in seguito a un processo o per il mancato accordo tra le parti. La riunione del Consiglio svoltasi ieri ha approvato il documento messo a punto dalla commissione parametri, che di fatto dà semaforo verde al decreto dell'ufficio legislativo del ministero. A prevedere la necessità dell'acquisizione del parere da parte del Cnf era il nuovo ordinamento forense che, sul punto, precisa però anche che altri pareri dovranno essere acquisiti, stavolta dalle commissioni parlamentari, prima del varo definitivo del provvedimento.
Il documento del Consiglio, tuttavia, contiene anche alcune osservazioni indirizzate a migliorare lo schema ministeriale – recita un comunicato dello stesso Cnf – sotto il profilo della maggiore chiarezza, semplicità e trasparenza. Del resto, osservazioni erano arrivate al Cnf dopo una consultazione aperta con gli Ordini e le associazioni. A riversare indicazioni e suggerimenti di modifica, all'esito della consultazione, sono stati 17 Ordini territoriali, un'Unione regionale e, tra le associazioni, Agi, Anf e Aiaf.
Tra gli aspetti che maggiormente hanno convinto il Cnf c'è il fatto che il decreto rispecchia nell'impianto il progetto elaborato dallo stesso Consiglio e consegnato tempo fa allo ministero, con una ripartizione in fasi dei compensi, da quella di studio a quella esecutiva, con possibilità di maggiorazioni, per rendere le parcelle più aderenti, per esempio, alla eventuale maggiore complessità del caso. Quanto agli importi, la misura dei valori medi raggiunta nel testo ministeriale non appare al Cnf suscettibile di contestazioni almeno sul piano generale, visto che, come sottolineato dalla stessa relazione, lo sforzo è stato quello di coniugare l'opportunità di un aumento con la necessità di tenere conto del quadro generale di compatibilità economica. Un quadro che non rasserena gli avvocati visto che nella legge di stabilità in discussione in Parlamento sono previsti interventi di natura fiscale assai onerosi per tutti i professionisti e una forma di prelievo aggiuntiva sulle Casse previdenziali delle professioni.
Una delle sottolineature di merito avanzate dal Cnf ha riguardato in particolare il riconoscimento, anche attraverso la garanzia di un equo compenso al legale, di una difesa di qualità da garantire ai cittadini più deboli e a quelli economicamente in maggiore difficoltà.
A questo punto la strada per il decreto sembra tutto sommato in discesa e si avvicina il momento della sostituzione degli attuali parametri, in vigore da poco più di un anno, che da subito avevano alimentato grande malcontento in tutta l'avvocatura per il diffuso abbassamento degli importi delle prestazioni. La nuova versione messa in campo dal ministero, pur distanziandosi in alcuni passaggi da quella del Cnf (per esempio eliminando una delle fasi post decisione), conduce a un ampio incremento dei valori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA